L» « M«NO NFS« » B9 mobilitato. Il primo ministro Pasic, approvando questo piano, dichiarava però che prima occorreva ottenere dall'Intesa l’autorizzazione alla sua esecuzione. 11 colonnello Pavlovie replicava che la Serbia doveva attaccare subito la Bulgaria, anche senza il permesso dell'Intesa, appena che la Bulgaria avesse mobilitato. Qui si delincava il dissidio tra il governo e lo stato maggiore. Pasic obiettava che la Serbia doveva eseguire i consigli dell’Intesa c non isolarsi in un fatto di tanta importanza. Terminata la riunione Pasic telegrafò ai ministri di Serbia, a Parigi, a Londra ed al colonnello Lonchievic, rappresentante serbo presso il quai-tier generale russo dove si trovava lo zar, per ottenere il consenso ai piani dello stato maggiore. Le risposte giungevano due giorni dopo che la Bulgaria aveva pubblicato il decreto di mobilitazione. Erano contrarie. I ministri di Russia e di Inghilterra a Nisc, dichiararono a Pasic che l’Intesa si opponeva recisamente ai progetti serbi, che l'attacco serbo contro la Bulgaria avrebbe precipitato e pregiudicato la situazione che non si riteneva ancora perduta. Non era escluso, dicevano, che i bulgari marciassero contro i turchi e se la Serbia, malgrado il veto dell'Intesa, avesse attaccata la Bulgaria, sarebbe stata responsabile di quanto poteva accadere. Intanto il quartier generale chiedeva, con minacciosa insistenza, a Pasic il consenso a far passare la frontiera bulgara all'armata del generale Stephanovic c la dichiarazione di guerra alla Bulgaria. In una nuova, agitata riunione il colonnello Pavlovie dichiarava che si trattava di salvare il paese dalla rovina e che non si potevano accettare consigli che avessero gettato inconsapevolmente la Serbia nel disastro. Ad un certo momento