Intanto le manifestazioni bellicose erano riprese a Pietroburgo con maggior intensità dopo l'occupazione di Scutari da parte dei montenegrini. Le manifestazioni per la causa slava raggiungevano il loro apogeo. Lo zar e Sazonof resistevano all'ondata impetuosa che li spingeva alla guerra. « Io ero assolutamente deciso — scrive Sazonof — ad abbandonare il mio |x>sto piuttosto che cedere alle esigenze della folla e dei cercatori di avventure. Comunicai questa mia decisione all'imperatore. La sua risposta mi permise di rendermi conto della chiarezza del suo giudizio ogni volta che un'altra volontà, disgraziatamente più potente, non combatteva la sua ». Le pressioni esercitate su Sazonof dai circoli militari e «lai circoli nazionalisti russi erano state fortissime e con gran pena, ed in virtù dell'incondizionato appoggio dello zar, Sazonof aveva potuto evitare nel 1913 la guerra, benché le promesse francesi potessero consigliarlo a rompere gli indugi. Ma bisogna anche riconoscere che nella crisi del 1912-1913 Sazonof era grandemente aiutato nella sua opera conciliativa dalla Germania che non voleva la guerra. Ed anche l'Italia, interrogata da Vienna, aveva dichiarato nettamente che non considerava una eventuale guerra dell'Austria contro la Serbia come un casus foedrris. Francesco Giuseppe si era ancora una volta opposto alle insistenze di Conrad che chiedeva la guerra alla Serbia. La pace provvisoria niente era stata salvata. Ma le due cri*i, quella del 1909 c quella del 1912-13 l'avevano gravemente compromessa per un prossimo avvenire. La tensione austro-russa continuava sotto la corteccia di una calma apparente. A Pietroburgo ed a Vienna gli elementi che avevano insistente-