218 LUCIANO MAGRINI cora essere raggiunto ». Pertanto, su tutti questi punti, il governo austriaco riceveva, in principio, piena soddisfazione. Invece la risposta serba respingeva nettamente il sesto punto dell’ultimatum, cioè la partecipazione di agenti austro-ungarici all’inchiesta relativa al crimine di Seraievo. La collaborazione di questi agenti e la soppressione del « movimento sovversivo » (punto V) non era scartata in pieno; ma la Serbia proponeva di dare « nei casi concreti » comunicazione agli agenti austriaci dei risultati dell’istruttoria, e quanto alla collabo-razione degli agenti austriaci nella soppressione del o movimento sovversivo » non l'accettava che nella misura che essa rispondesse « ai principi del diritto internazionale ed ai buoni rapporti di vicinato ». Infine gli altri punti deH’ultimatum non erano ammessi che sotto riserve. Per eliminare dall'istruzione pubblica « tutto ciò che serve o potrebbe servire a fomentare la propaganda » (punto 3); per allontanare dal servizio gli ufficiali che si abbandonavano ad atti ostili contro la duplice monarchia (punto 4); per dare spiegazioni sui discorsi tenuti da certi funzionari, (punto 9) il governo serbo attendeva che l’Austria gli comunicasse dei nomi, fornisse « dei dati e delle prove ». Se queste risposte non sembravano soddisfacenti la Serbia era pronta ad accettare un’« intesa pacifica »; essa suggeriva di portare la contesa davanti al tribunale internazionale dell’Aja. E nelle ultime parole la nota indicava pure che sarebbe stato logico di rimettere la questione alle grandi potenze che avevano preso parte all'elaborazione della dichiarazione del 1909: era l’appello all’Europa. Pochi minuti bastarono al ministro Giesl per prendere rapidamente -visione della nota e per