RR t.vrMNo m «esiwi afferma il comunicato governativo, che cioè la « Mano nera » volesse sbarazzarsi di Pasic e del principe ereditario « ciecamente legati alle potenze dell'Intesa » ai quali attribuivano la responsabilità delle sofferenze subite dal paese. Limitate a queste generiche affermazioni tali accuse rimangono però oscure. A chiarirle giova la conoscenza della grave tensione determinatasi alla vigilia dell’intervento bulgaro tra lo stato maggiore serbo e la «« Mano nera » da un lato e Pasic ed il principe reggente dall'altro. Il capo di stato maggiore serbo Pavlovic, col quale ebbi alcuni colloqui nella seconda settimana dell’ottobre 1915 (dopo clic il generale Mackensen aveva sferrata la sua offensiva contro la Serbia), e che si sussurrava fosse membro influente della Mano nera », mi raccontava che, in previsione dell’intervento bulgaro, il 18 settembre 1915 il consiglio dei ministri serbo aveva tenuta una riunitine a Kraguicvatz assieme allo stato maggiore per deliberare i provvedimenti che erano ritenuti pii) opportuni a fronteggiare la nuova minaccia. Il colonnello Pavlovic espose la situazione militare: A Pirot erano concentrati 90 mila uomini sotto il coniando del generale Stepan Stephanovic pronti ad entrare in azione. Il capo dello stato maggiore chiedeva di attaccare immediatamente i bulgari appena che lo zar Ferdinando avesse pubblicato il decreto di mobilitazione. Garantiva il successo dell’impresa assicurando che in cinque « sei giorni le truppe serbe avrebbero occupato Sifia impedendo la mobilitazione nemica e scongiurando il pericolo bulgaro. Il generalissimo Putnik, ammalato, condivideva quest» piano ed aveva pur esso sostenuto presso Pasic la necessità di attaccare immediatamente i bulgari appena questi avessero