l'arciduca frincksco urbiN»MIO 13 moglie, la consigliera, il medico. In una parola essa rappresenta la mia più grande felicità. Dopo quattro anni ci amiamo come nel primo giorno del nostro matrimonio e mai la più piccola nube turbò la nostra felicità. E che dire dei nostri bambini? Formano tutta Li mia gioia e la mia fierezza. Tutto il giorno mi trovo accanto ad essi e li ammiro amandoli tanto. Ed alla sera, a casa, quando, leggendo i giornali, fumo la mia sigaretta e Sofìa fa la maglia, i bambini si baloccano intorno e gettano tutto quanto giù dalla tavola. Tutto ciò è tanto carino e famigliare. E tu cara mamma sci stata l'unica che non mi abbandonasti allorrhè me ne stavo così male, che prendesti le mie difese c formasti la mia felicità.... >. Sì arguisce da ciò quale influenza dovesse esercitare la principessa boema, che nutriva sentimenti slavofili, sull'animo e sul pensiero dell’erede del trono. Rimaneva in lei e nell’arciduca il rancore contro coloro che li avevano ostacolati c verso il veccliio imperatore. Dopo la nascita di tre figli. Sofia, Massimiliano, ed Ernesto nel 1901, 1902 e 1904, il risentimento dell'arciduca per l'umiliazione imputagli, con la rinuncia ai diritti ereditari per i figli, andava aumentando. A più riprese egli tentò di ottenere dall'imperatore la modificazione dei termini della sua rinuncia e l’elevazione di sua moglie, che al momento del matrimonio aveva ricevuto il titolo di principessa di Hohenberg, al rango di arciduchessa ; ma l'imperatore rimase inesorabile. Egli non consentì che a crearla duchessa nel 1909 ed assegnarle il predicato di • hocheit * in seguito ad insistenti richieste di Guglielmo che approfitta>a della situazione per guadagnar«! la devozione dell'erede del trono, e dopo che le »cenate avvenute fra Francesco Giù-