enorme e delittuosa, mantenuta ed alimentata dalla esistenza della Triplice Alleanza, era in tutti, aderenti o non aderenti alla causa irreden­tistica, sulle provincie italiane d'oltre confine. Il problema strategico dell'Adriatico, a cui è stret­tamente connesso quello della nostra espansione in Oriente, il problema del nostro confine set­tentrionale ed orientale da cui dipende la sicu­rezza della parte più ricca e più industriosa della penisola, il problema del nostro prestigio di grande Nazione innanzi al mondo per gl'inte­ressi morali, nelle terre balcaniche, per gli inte­ressi del traffico e della prosperità del litorale, erano questioni infinitamente ardue e lontane, e quelli che se ne occupavano erano degli illusi e dei sognatori, perchè tanto -si diceva ­la Germania vuoI andare a Trieste, e la Dal­mazia, oramai, è una terra di slavi. Povero Colautti! Egli !'invocava, la sognava, questa guerra che avrebbe squarciato la nebbia fangosa in cui la Patria e la coscienza dei suoi cittadini erano avvolte. Egli sapeva che, quando )a Storia avesse suonato la sua grande campana a stormo, la gente d'Italia avrebbe gridato: Aiu­ta, aiuta I E: Morte al tedesco I Perchè la storia è quella che più dei generali e dei tribuni guida gli eserciti ed i popoli alle guerre ed alle rivolte. Lo sapeva, e scoppiata nel fatale agosto la tra­gedia delle nazioni. raccolta l'Italia in sè stessa, come per un balzo felino, comprese che il mira­colo atteso stava per compiersi, e tanta fu la sua ansiosa aspettazione che la sua vita fu già una morte prima di spegnersi: nè valse a. sor­ • 115 ­