IL COMPLOTTO 115 Una sera, in un bivacco improvvisato in una stalla albanese, la conversazione cadde sull’attentato di Seraievo. 11 eolonhello Lescianin ci affermò che il governo serbo era al corrente del complotto che si tramava a Seraievo, tanto che nei primi giorni della seconda quindicina di giugno, alla legazione di Serbia a Vienna era giunto un telegramma di Pasic invitante il ministro Jovanovic a far sapere al governo austriaco che, per indiscrezioni avute, il governo serbo credeva di sospettare che un complotto fosse ordito contro la vita dell'arciduca ereditario in occasione del suo viaggio in Bosnia. Poiché tale viaggio avrebbe potuto determinare spiacevoli incidenti da parte di qualche esaltato sarebbe stato utile prospettare al governo austro-ungarico l’opportunità di sospendere il viaggio dell’arciduca ereditario. Il ministro Jotza Jovanovic rimase assai imbarazzato; per due giorni meditò la forma che avrebbe potuto dare a questo passo delicatiasimo che poteva essere interpretato come un’intimidazione per ottenere la sospensione del viaggio. Il telegramma d’altronde appariva generico e non recava alcuna indicazione sugli attentatori. I rapporti personali tra Jotza Jovanovic e Berchtold erano cattivi. Quale accoglienza avrebbe potuto fare Berchtold ad un passo di questo genere e quale interpretazione avrebbe potuto dargli? Jotza Jovanovich decise di compiere questo passo presso il ministro delle finanze Bilinski, col quale era in buoni rapporti e che aveva nelle sue attribuzioni l’amministrazione della Bosnia-Erzegovina. Jotza Jovanovic non aveva elementi per asserire l’esistenza di un complotto; perciò insistette genericamente sui pericoli che poteva incorrere l’arciduca ereditario data la eccitazione degli animi iu