POINCARÉ A PIETROBURGO 191 ci era stata imposta dal trattato di Francoforte e, quando io discendevo dalle mie nuvole metafisiche, io non vedevo per la mia generazione altra ragione di vivere che la speranza di ricuperare le nostre provincie perdute ». Questo stato d’animo si era palesato durante la crisi del 1912 ed è probabile che si riaffacciasse più insistente nelle ore in cui, in previsione di una gravissima crisi imminente, il Presidente viaggiava verso Pietroburgo. Il viaggio che Poincaré, già recatosi a Pietroburgo nel 1912, compiva in Russia come capo dello stato, non andava esente da oscure preoccupazioni. Nel suo libro « Le mie prigioni » Caillaux racconta un colloquio che egli ebbe nel mese di maggio con Georges Louis, ex ambasciatore in Russia : « Subito egli mi parlò — scrive Caillaux — dei pericoli di guerra che minacciavano l’Europa; mi disse tutti i pericoli della politica che Poincaré conduceva in Russia col concorso di Paléologue e di Iswolsky, mi affermò che il viaggio progettato sarebbe stato grosso di conseguenze, e mi chiese di oppormi ». Il 7 luglio Jaurès, dichiarando che i socialisti respingevano i crediti per il viaggio del presidente in Russia, esclamava : « Sembra che si sia tentati di usare e di abusare di questi viaggi per contrarre, a nome della Francia, degli impegni che essa non conosce, più o meno ufficiali, più o meno ambigui.... All’ora attuale questa pratica ci sembra più pericolosa che mai. E inamissibile che la Francia possa essere gettata in avventure originate dall’o-scurita dei problemi orientali, attraverso trattati dei quali essa non conosce né il testo, né il senso, né i limiti, né la portata ». Il 20 luglio 1914 Poincaré giungeva a Cron-fctadt. a bordo della corazzata « Francia », in com-