(a muini so*va in Italia lui troia X VI! 121 alarono fama di valenti librettisti in tal genere l’abate Pietri» Chiari e Zaccaria Vallar»«». L’oratorio veneziano è anche raso nenia lo « storico ». Il Galluppi, il Furianetto, Benedetto Marcello, Giovanni Legrenzi, Antonio trotti conservano nlla vitola veneziana quei raratten che la coni rassegnarono Ano ■lai tempo del Willaert e dei Gabrieli; tendenza all'espressione nobile e austera, al descrittivo, alfopulenza colori«!ica. A Bologna i Filippini si stabilirono nel 1615 nella Chiesa di Galliera. L’oratorio vi fu coltivato per tempo e, alla Ane del M>icento, come dovunque, senza lo « dorico ». Legata alla tradizione romana, non tanto perchè città pontiAria, quanto |ierchè la cappella di 8. Petronio fu un centro Aorente d’arte sacra, la vuota bolognese portò in questo campo contributi notevoli. Capiscuola dell’oratorio bolognese furono: Giovanni Paolo Colonna (1637-1695), uno dei fondatori detl’Ac-rademia filarmonica della quale fu più volte presidente, c nel 1699 maestro di cappella in 8. Petronio, e Giacomo Antonio Perti (1661-1756), già menzionato tra gli operisti c che anche qui merita un ponto molto onorevole tra i compositori di musica sacra. Come il Colonna vide uscire dalla scuota il Bottoncini e il Clari, cosi alla scuola del Perti ai formarono Aldovnutdini, Aresti, Torelli, Piatoceli!, Prodieri, Albergati e il Padre G. B. Martini (1706-1774), che tentò rifarsi al Cangimi negli oratòri : L’ownsmw di Salomone, S. Pietro, Il SwrijÙo d’Àbramo, giudicando lo stile di Pergoleai troppo melodrammatico. Accanto all'oratorio e con sincrone vicende storiche si »robe nel seicento la cantata, genere comportante un'estrema »»rietà di forme, volta a volta più affine ^l’oratorio o al melodramma, secondo che tratta argomenti «acri o profani e costituente il più fecondo rampo di produzione detta letteratura musicale da camera nel secolo XVII. Poco giova dwutere chi aia stato il primo a servirsi del termine rantaJm: giacché nel seicento sincontra una gran varietà di generi, in cui la critica ha potuto solo modernamente stabilire diatin-*m*u e rls.«*jReazioni, che tuttavia bisogna ben guardarsi dall'irrigidirv in astratte schematizzazioni e adottare solo a scopo esplicativo e didascalico, tenendo sempre presente che tali generi non ebbero realtà fuori dalle individualità artistiche che li recarono in atto, atteggiandoli e configurandoli in una molteplicità di aspetti, con pronao incessante di