Jai mu»iea strumentai* in Italia ini opere vocali, fra cui 7 libri di madrigali e numerose canzoni sacre. Vincenzo Galilei e Claudio Menilo lo additano come il primo organista del tempo, e Adriano Banchieri, che fu pure organista rinomato, termina nel 1608 l’elenco di quelli che eccellevano nella virtuosità organistica con la doverosa « mentione di dui organisti celebri, le cui anime sieno in « gloria : Luzzasco Luzzasrhi che fu nel duomo di Ferrara, «e Claudio Menilo in quello di Parma, amendui suggotti « degni di memoria eterna >. Girolamo Diruta, nato a Perugia verso il 1660, allievo di Costanzo Porta, A. Gabrieli, Zarlino e Menilo che si proclamava fiero di lui, entrò nel 1574 nel convento dei frati minori di Correggio; visse poi a Venezia dove esercitò fino al 1593 l'ufficio d'organista. Passò in seguito alla cattedrale di Chioggia (1597), poi di Gubbio (1609), dove probabilmente morì. Egli non ha come compositore l'importanza dei precedenti, emendo piuttosto arido e scolastico; ma ha legato il suo nome ad un'opera di capitale importanza per la storia della musica strumentale, opera dedicata a Sigismondo Batoli, principe di Transilvania: s Il Trantilcano, o dialogo sopra il vero modo di sonar organi e strumenti da penna ». La prima parte di quest’opera (Venezia, 1593) contiene insegna-menti sopra la tecnica e la diteggiatura degli strumenti a tastiera e piccoli pezzi esemplificativi di Merulo, dei due Gabrieli, di Luzzaschi, Banchieri, Quagliali, Guami, Bel-Ihaver. Fatorini, Mortali, Romanini e dello stesso Diruta; la seconda parte che reca come sottotitolo: Sopra il moda d’in-tavolart ciotta* canto semplice diminuito (Venezia, 1609), racchiude piccole trattazioni di contrappunto e di trasposizione, indicazioni sulla scelta e l'accoppiamento dei registri e pezzi degli sterni autori. I/insieme costituisce un documento di prim'ordine per la conoscenza delle condizioni a cui era giunta la tecnica organistica prefreacobaJdiana e delle possibilità che offriva ai compositori. 1 nomi di musicisti contenuti nel T ranni ratto rappresentano il progressivo consolidarsi deH'aurea tradizione che conduce per gradi dal Menilo e dai Gabrieli a Frescobaldi, con ininterrotto processo evolutivo. Ad essi si possono aggiungere quelli di Giovanni Cavaceio, detto anche Cavaggio o Cavaccino o Cavacchina (Bergamo, 1556-11 agosto 1626, ivi), maestro di cappella nella chiesa di S. Maria Maggiore II. — C«*ri