La munita «ocra in Italia nei »ecolo XVII 213 Marino tra i monti Albani nel 1605, spentasi a Roma nel 1674. Certo egli dovette subire assai presto l'influsso dei nuovi maestri, instauratoli di quello stile monodie« che consentiva di penetrare in un dominio espressivo rimasto Ano allora inesplorato, eclissando rapidamente la gloria dei poli-fonwti del secolo passato. Nel 1627 Carissimi, che non era già più sconosciuto, fu nominato maestro di cappella nella basilica di Amisi. Verso il 1630 ottenne la direzione musicale del Collegio Germanico a Roma, fondato da S. Ignazio di Lojola per ostacolare, in qualche modo, gli effetti perniciosi della riforma luterana; poi della chiesa dii S. Apollinare, che dipendeva ugualmente dai gesuiti. Parecchie testimonianze attestano l’eccellenza delle esecuzioni musicali che si tenevano in questa chiesa. Pietro Della Valle ne parla con ammirazione, senza perà fare il nome di Carissimi. Ma il passaggio rhe Kirrher gli consacra nel 1650 prova che a questa data la sua reputazione era già fermamente stabilita e ch’egli aveva già comporto il suo capolavoro, Jrphle. Il Pratella distingue tre stadi nelle musiche del (Carissimi, rhe mettono capo all'oratorio propriamente detto, dimostrando una evoluzione progressiva nel modo ond'egli concrpiscr questa forma: a) cantata storica o religiosa morale, tipo ilari* Slmmrd, composizione vocale divisa in tre tempi e affidata a un solo cantore e a un solo personaggio (recitativo monodico ed ari«); b) cantata lirico-narrativa, tipo Lucifero, dove un unico cantore personifica successivamente lo Storico, Lucifero e Dio steaso, e dove la forma narrativa e la forma attiva si alternano, distinte dal passaggio dal recitativo all'aria; e) oratorio nell* sua forma massima, tipo Jepkte, un solista per ciascun personaggio e il coro rhe vi ha alternati-vanente parte narrativa, meditativa e attiva, stile monodieo, arioso, concertato e polifonico. Alcuni musicologi distinguono gii oratòri di Carissimi in altre due categorie, in considerazione dei loro argomenti poetici e religiosi : oratòri propriamente detti, opere di carattere essenzialmente lirico e di meditazione cristiana, tipo Dilmrmm ('««etnaU, Ixtmen tatto Damnatorum, ecc.; « limone » e narrazioni bibliche con vera azione ma senza rappresentazione. tipo Jtpkie, Giobbe, Giamo, ecc. Dall’unione dei due tipi risulteranno più tardi i grandi oratòri di Bach e di Ilaendel, ove l'azione vera e propria (rappresentazione di 14* • Capri