La Cannata fiorentina t Claudio Montererdi da Gagliano rii« non ha fatto nulla, e a me che ho fatto quello che ho fatto, niente. No! meglio non tornare a Mantova dove la fortuna non gli 4 meno avverta del clima; e Monteverdi esprimo la una fiducia in Chieppio perché gli faccia ottenere il congedo, terminando con quatte parole : « ai che Illmo. Signore s'ho da cavare la conclusione da le « premiane dirà che mai ho da ricevere gratie e favorì a c Mantova, ma piò tonto sperare (venendo) di ha ver da la < mia mala fortuna l’ultimo crollo; so benissimo che il Sere-« niaaimo Signor Duca t di honissima intentione verso di me « et ao che i prìncipe liberalissimo, ma io sono troppo sfor-« tunato a Mantova... > (*). Malgrado tutte quatte recriminazioni, Monteverdi dovette rimanere fino al 1612 al servizio dei Gonzaga. In quei tempi un’aperta ribellione lo avrebbe esposto a gravi rappresaglie mettendo fors’anche in perìcolo la sua vita. Ma furono anni di relativo ri pano, nei quali ritornò al madrigale, scrìvendo per commissione del Duca L* Lacrimt dfAmante al Sepolcro deWA mala sa versi di Scipione Agnelli, in memoria della Caterìnuccia Martinelli, e adattando il lamento d’Arianna a 6 voci. In questo perìodo egli musicò altresì II /‘immlo di leandro del Marino. Sei 1610 si recò a Roma con l'intenzione di farvi stampare le sue composizioni religiose e di ottenere l’ammissione del figlio Francesco, che aveva allora 10 anni, nel Seminario romano. Le lettere commendatizie ch’egli portava con ni per i cardinali Borghese e Mon-talto e la protezione del cardinale Gonzaga non valsero a fargli conseguire l’intento desiderato. Finalmente il 16 febbraio 1612 mori il Duca Vincenzo. Monteverdi, che sapeva ormai di non aver piò nulla da attendersi dai Gonzaga, alla gloria dei quali aveva tanto conin boi to, chiese ed ottenne il suo congedo dal Duca Francesco, succeduto al padre. Quando Monteverdi parti da Mantova recava con sè 25 scudi (lettera del 6 ottobre 1612). Erano poche centinaia di lire per 21 anni di geniali servigi. Non si poteva davvero asserire che nè il duca di Mantova ni la musica l’avesnero molto arricchito. Liberato dai suoi impegni con la Corte di Mantova, Mon- <■) Uoots ad AulWlf Cfcteppta. C—«l>llan M Dm 4i Maalota. S diraelr» ISO* S, — Capei