XII Pnfaxion» mento di far entrare la storia musicale nei quadri abituali della cultura, non ha bisogno di essere dimostrato; ed è la persuasione della realtà e vitalità di questo interesse e del profitto che da sifatte indagini pud sempre derivare all’incremento degli studi, che m’ha indotto a tentare per il seicento una ricostruzione sintetica, analoga a quella da me già compiuta per l'ottocento e che spero di poter seguitare per altri secoli della storia musicale. Verso il seicento mi ha specialmente attratto il convincimento della necessità d’una rivalutazione critica e d’una rivendicazione ideale, di cui gli studiosi italiani ranno debitori ad un secolo che godette sempre nominanza non buona, a cagione della unilateralità e insufficienza delle indagini che intorno ad esso furono perpetrate; indagini, da cui rimase sempre esclusa la musica, che fu precisamente l’arte in cui si dimostrò, in quel periodo, quanto ancora poteva in fatto di creazione artistica lo spirito italiano. L'atteggiarne "tri dei critici italiani verso il secolo XVII, ricorda quello di certi antichi geografi conosciuti da Plutarco, richiamato dal Carducci, che: ci paesi a loro ignoti soppri-« mevano nelle estremità di lor tavole, notando ne’ margini « che al di là erano secche arene e torbida palude o freddo < scitico o mare agghiaccialo ». Analogamente gli storici del seicento, dopo essersi limitati a constatare che in quel periodo venne meno alla poesia il vigore della concezione feconda • dell’espressione vitale del fantasma, cosi che essa andò sempre pii estenuandosi e perdendo a poco a poco invenzione e movimento, carotieri e passione, fino a ridursi a un monotono flusso e riflusso di parole, a un’onda colorala e sonante di immagini uniformemente incalzanti, conclusero senz’altro che tutto in Italia fu, durante quest’epoca, stagnazione e decadenza; e volendo riassumere in una formula la fisionomia complessiva di quel periodo, escogitarono Fappellativo di età barocca, dando H più delle volte al termine barocco un accento spregiativo, che vuol significare l’enfasi e la gonfiezza delle forme nelVinsignificanza del contenuto, la pletoricità t ridondanza dell'omateizo esteriore nella frigidezza dell’animo e nel ruolo intellettivo, la generale assenza dalla rila e dall'arte di quegli eccelsi ideali « di quelle forti passioni, che nella coscienza d’un popolo agiscono come gagliardi t irrefrenabili impulsi alla pii alta creazione spiritual«.