380 La musica strumentale e religiosa zione, Bach ci appare come un riassuntore e un compendia-tore che imprime il suggello della più alta perfezione alla creazione di tutta un’epoca della storia musicale. Haendel, forse più vasto, più enciclopedico, più universale, è sotto questo rispetto meno altamente significativo. Lo stesso cosmopolitismo delle sue tendenze, che ce lo fa apparire come il figlio di varie razze e culture (tedesca, francese, italiana e inglese), ne attenua alquanto la rappresentatività etnica e storica, quale esponente dell’anima e della tradizione prettamente tedesche. In Bach, al contrario, lo spirito della razza esplica i suoi caratteri più salienti anche attraverso l’assimilazione e la rielaborazione di elementi stranieri. Tutto in lui è linfa secolare di accumulate esperienze, sintesi concorde di tutto un passato che il suo alacre intelletto accoglie e rifonde, e la sua fantasia plasma in forme dense e vaste, plastiche e immensurabili, perfettamente definite e concluse nell’esattezza del disegno, e tuttavia serbanti la mobilità ritmica e la dilagante fluidità del sentimento, che dilata le sue onde capricciose e imprevedibili nell’infinito. Bach potenzia e moltiplica le sue forze interiori sopra tutto nella musica organistica. In essa il primo posto spetta alle fughe e ai corali. Le fughe sono edifici imponenti, sormontati da cupole gigantesche, verso le quali si gettano tutte le linee con irresistibile impeto ascensionale. Tutto in esse è pullulare di germi, fervore di energie, crescita ed espansione d’una prodigiosa vita tematica che, alimentandosi alle sorgenti interiori dell’invenzione e valendosi di tutti gli espedienti costruttivi del contrappunto, si organizza in architetture sonore sgorganti dall’intimo del suo spirito, sospinte, con moto incessante, dall’afflato creativo d’una robusta fede, verso una sommità di luce e d’armonia a cui si appuntano concordemente le aspirazioni del poeta e del credente, unificate in un solo anelito del cuore, in un sol palpito di commossa poesia religiosa. A questo artista la materia non rimane mai sorda. Egli non conosce dissidi fra i mezzi ed i fini dell’arte sua. Ciascuna di queste fughe è un blocco infrangibile, dove tutto nasce dal primo germe tematico e, pure arricchendosi di risorse e di combinazioni sempre rinnovate, di associazioni e di rapporti imprevedibili ed inesauribili, si svolge con logica inflessibile, conciliando la libertà della fantasia al vigore dialettico delle multiple dedu-