razione che di tali elementi orsiniani ha tratto uno scultore contemporaneo, che talora si chiama serbo e tale altra dalmata, ma che in verità è soltanto -e gli basta -uno slavo del mezzo­iiorno, nato sul confine dell'Erzegovina da quella razza non autoctona della Dalmazia colpevole delle violenze più inaudite contro l'elemento ita­ liano: il Mestrovic. Questo artista, a cui Roma ha concesso, per alcuni anni, una ospitalità lIin troppo larga e cordiale, da lui ripagata con la pochissima riconoscenza, con l'astio anzi, di tutti i beneficati, negli stipiti delle porte del suo Tem­pio di Kossovo ha ripetuto, col solo mutamento della sua particolare plastica, il motivo strano adoperato dal grande Giorgio nella cordonata del Duomo sebenicense e nel riquadro della Chiesa d'Ancona: teste turchesche, mozzate e mesie in fila, che da lungi sembrano corimbi di dura pie­tra. E convien ricordarsi che molti, dinanzi a que.ta imminaria originalità del Mestrovic, eran rimaati peraino ammirati . • Può chiamarlli l'Orsini, come alcuni scrittori dei secoli scorsi e del tempo volgente l'han chia­mato: Giorgio da Sebenico ? Ricordando la bella città marinara ed il suo Duomo superbo, la domanda batte sovente allo spirito nostro. Ebbene io penso che la consuetudine possa .eguirai: nè m'importa se da taluno mi venga rimproverata poca precisione biografica. Nel re­gno della bellezza la tradizione vale talvolta -103 ­