Musica cameristica, orchtrtralf e rriitrinsn 337 turbato, ma dolcemente rapito in un soave incantamento, in una molle ebbrezza dell’anima e dei sensi. La musica di quel periodo non vuol nè stupire nè commuovere, ma semplicemente indurre al sogno, persuadere all’abbandono, gettare in fantasia, far risuonare gradevolmente le corde della voluttà, ch’è l’infinito del senso. Ne nasce quell’arte della grazia e del sorriso, della tenerezza e del languore, quell’arte rorida e fragrante come se la impregnassero gli effluvi di rosai proni sotto la carezza abbrivi-dente d’iridati zampilli, a cui Mozart darà una seduzione ineffabile. La musa francese del settecento assomiglierà nel volto, ncU'abbigliamento, nell’atteggiarsi di tutta la persona a quella che aveva ispirato le leggiadre miniature di Couperin. Gmh ignora la maschera tragica. Una mascheretta di velluto le basta anche quando deve rievocare i sacri accenti della tragedia greca. È una musa incipriata, che porta l’abito con la crinolina ed ama il vezzo dei nei e delle fossette sul viso. Poesia, musica, pittura, danza si danno la mano per intessere ghirlande e cingere aureole festanti intorno alle immagini di Eros e di Sileno. Vi fu bensì in Francia nel settecento un pensatore che aveva della musica un concetto piò alto, piò comprensivo, più atto ad intenderne l’essenza spirituale, la significazione universalmente umana: Jean-Jacques Rousseau Ma il musicista ch’egli aveva sognato, libero dalle convenzioni della moda e dalle frivolezze dei modi, il musicista che, attingendo le sue Ispirazioni alle vive sorgenti della bellezza eterna, alla natura, al cuore umano, alle innumerevoli voci della sinfonia universa, parlerà ai popoli, facendo della musica una rivelazione suprema d’amore e di poesia, non poteva trovare alimento alle sue forze e alle sue aspirazioni nel clima spirituale del settecento. Pure impregnandosi dell’ardente soffio umanitario e fratemitario della rivoluzione francese, questo musicista crebbe nel cerchio magico della passione romantica, onde il popolo tedesco, fatto consapevole dei suoi imperativi e dei suoi destini storici e culturali, instaurò i nuovi valori e i nuovi ideali, che rimasero a fondamento della con-•’czione moderna del mondo e della vita. Questo musicista, “*ato dal travaglio e dall'ardore che generò Faust, apri il secolo XIX della musica, e si chiamò: Beethoven. **• — Capri.