PREFAZIONE Nell’accingermi a dar ragione al lettore dei motivi da cui nacquero le pagine che seguono, devo porre ir» prima linea l’idea, da me incessantemente accarezzata e vagheggiata, che la musica possa recare elementi di giudizio d’inapprezzabile valore all’intelligenza d’un periodo storico. Quest’idea, pur tardando a farsi strada, ha guadagnato terreno in questi ultimi anni, e potrebbe accelerare maggiormente il suo cammino se la critica muntale si sforzasse di non rimaner chiusa, come di solito suol fare, nell’angusta cerchia delle analisi tecniche che alla maggioranza dei lettori, sprovvisti di cognizioni adeguate, non possono non riuscire ostiche e inamabili; se della musica si cercasse di elaborare e divulgare un concetto più largo, più comprensivo, più conforme alla sua essenza spirituale, dando corso anche per essa ad un metodo critico, analogo a quello che dal De Sane tu in poi ha dato all’Italia una profonda ed elevata consapevolezza del suo svolgimento letterario; se, insomma, si facessero sentire e risaltare i vincoli indissolubili che uniscono l’arte musicale d’uno nazione al resto della sua rifa. Espressione immediata del sentimento; immune da quelle soprastrutture logiche e pratiche che il ragionamento astratto e le relazioni quotidiane della vita sociale sovrappongono alla parola, imprigionandola in schemi di definizioni concettuali e di precise nomenclature di oggetti, da cui il poeta dura fatica a liberarne l’emozione primitiva, il significato originario, nascosto sotto la greve ed opaca stratificazione {Ielle esperienze, la musica scaturisce dalla freschezza intatta e nativa della vita interiore, prima ch’essa si raggeli al contatto del mondo esterno che ne arresta il flusso incessante, chiudendolo tra le dighe della riflessione, o pietrificandolo nelle formule in cui l’esperienza si ordina e ti organizza. La musica è il monologo segreto dell’anima, echeggiante in quelle inaccesse e imperturbate solitudini dove non v’i nulla che distragga lo spirito umano da si stesso, nulla che lo di-