Le origini del melodramma * ii. Noi trecento, alI'e|>oca di Dante, il madrigale aveva avuta una intensa, sebbene fugace, fioritura per opera di Oherar-delli, di Giovanni da Caccia e di altri musicisti che, come ai può chiaramente scorgere dall’episodio del musico Casella nel secondo canto del Purgatorio dantesco, dove lo sentiamo intonare una canzone del Poeta, solevano rivestire di note i sonetti, le canzoni, le ballate, le cacce, accrescendone il fascino con l’ala canora di dolci e fragranti melodie, d'impronta schiettamente popolaresca. Ma, questa primitiva efflorescenza madrigalesca che, per la semplicità della sua espressione monodica (tratto che la distingue nettamente «lai madrigale cinquecentesco essenzialmente polifonico), e per la dolce armonia del suo canto poetico, è stata talvolta additata come un antecedente e un antefatto storico del melodramma. ebbe in realtà breve durata, e non lasciò traccia nella musica quattrocentesca dove, malgrado il culto persistente del Petrarca, le norme metriche e le forme melodiche praticate dai trecentisti andarono perdute, non escluso quel tipico organamento in terzine coronate da uno o più distici a rime baciate che, secondo il Carducci, ne attesta l'origine popolare. Analogamente, si perdette ciò che nel madrigale trecentesco era di autoctono, di nazionale, di schiettamente popolare e nativo, per l'inatteso sopraggiungere dalla Francia di due manifestazioni imprevedute : 1'« art nova > di Filippo da Vitry (1291-1351). che ebbe una immediata ripercussione nelle speculazioni dotte c complicate dei teorici, e il «unto polifonie» fiammingo, importato specialmente attraverso i contatti dei nostri cantori con quelli oltremontam, provenienti in particolar modo dalla cattedrale di Cambrai, che fecero prevalere rapidamente il gusto per le sapienti combinazioni contrappuntistiche, soffocando i timidi fiorellini c pur ino nati > della lirica popolare. Varie circostanze ambientali e condizioni politiche aumentarono il flusso dei musicisti stranieri in Italia, a cui la Corte Pontificia, reduce dalla cattività d’Avignone, avevn segnato la via; circostanze e condizioni che G. Cesari, in uno