330 Musica cameristica, orchestrale e religiosa razione preziosa e manierata della natura guardata attraverso il diaframma artificioso e convenzionale di forme consacrate e immutabili, che fu il patrimonio della * gaia scienza », c si attuò nelle variopinte fioriture di € versi d’amore e prose di romanzi », secondo la bella espressione dantesca. Questa è l’eredità del seicento musicale francese, quella che fonda una tradizione destinata ad essere ripresa e perpetuata da tutti i musicisti che vollero e seppero mantenersi fedeli alle intime disposizioni della razza. Il secolo XVIli non fa che proseguire questa tradizione, conservando la festa galante, il divertimento campestre, la pastorelleria. Il sensualismo della Reggenza si prolunga dopo il 1723, anche se assume forme più decorose. I musicisti francesi di quel periodo s’ispirano al medesimo gusto per la grazia leggera e l’allettamento edonistico che crearono capolavori di eleganza, come il minuetto di Watteau, la lesione di musica di Lancret, la pastorale di Boucher e le statuette di Falconet, di cui soltanto Couperìn aveva saputo inventare l'equivalente sonoro. Il contenuto morale dell’opera di Rameau non differisce sostanzialmente da quello della tragedia lirica di Lulli e Qui-nault. Il comandamento supremo è sempre l’amore, regolato da quel catechismo epicureo che elegge a norma suprema della vita il piacere. In fondo, la generazione che aveva assistito ai trionfi del Re sole, non differiva nei gusti estetici e nelle inclinazioni morali da quella che circa una settantina d’anni più tardi s’appassionò ai dibattiti polemici tra Rameau e l'irniente autore del Contratto Sociale e della Muova Eloisa, che spezzava tutte le lance della sua dialettica in favore dell'italianismo. Fra tanto armeggio di discussioni, fra tanto agitanti di schermaglie teoriche prò e contro l’arte nazionale, le predilezioni del pubblico francese ai volgevano sempre ai frequenti imbarchi per le maliose contrade di Cupido e di Venere, con numerosi scali alle isole ridenti e bucoliche dell’idillio pastorale e della tenerezza elegiaca. Anche nei generi più ampi e solenni, il settecento francese inclina alla galanteria e alla srnsiblerir. Dalla tragedia musicale di Lulli a quella di Rameau si stende un’oasi sussurrante di onde e di fronde, ove ninfe e pastori intessono piccoli amori, o effondono sospirosi lamenti, o s'indugiano in blande carezze, cullando mollemente l’occhio e l'orecchio di chi guarda e ascolta, non mai commosso, nè esaltato nè