I precedenti lìelfopcra francete 261 decorano sontuosamente altre opere di Cavalli, quali la Dori-elea, il Giasone e l’Èrcole Amante, pure la musica strumentale, per quanto limitata a brevi ritornelli, vi serba un carattere nettamente imitativo. Mentre si attendeva a preparare la nuova grande scena che doveva accogliere l’opera scritta da Cavalli appositamente per Parigi su libretto dell’abate Buti (Ercole Amante), la morte del Mazzarino, avvenuta il 9 marzo 1661, venne improvvisamente a togliere all’opera italiana il suo più potente sostenitore. Questo avvenimento ebbe un influsso notevole sui destini della musica francese. Il favore del cardinale per l’opera era stato fino a quel momento la sola vera ragion d’essere in Francia di questo spettacolo. Nata da una diversa tradizione e da una diversa cultura musicale, essa non aveva ancora trovato il compositore ehe sapesse acclimatarla nel nuovo ambiente. Il successo dell 'Orfeo era dipeso in buona parte dalla bellezza della messa in scena, dalla varietà dei balli, dalle convenienze della politica e, solo per una piccola minoranza di dilettanti, da vera comprensione di ciò che costituiva il pregio e l’originalità di quella nuova forma d’arte. Morto Mazzarino, tutto cambia subitamente. I cortigiani, per odio al cardinale, fanno coro eoi poeti e coi compositori, gelosi del favore accordato ai loro emuli d’oltralpe. Luigi XIV, sebbene fosse da principio grande amatore della musica italiana, non chiedeva di meglio che liberarsi dall’influsso straniero, cosi nei piaceri come negli affari di Stato. Questi fatti, da coi Lulli seppe trarre tanto profitto, troncando dopo la morte del Mazzarino gli ultimi legami con l’Italia, ed ergendosi a campione della musica francese, furono invece dannosissimi per Cavalli. Quando VErcole Amante potè finalmente essere rappresentato sulle scene del nuovo teatro, il 7 febbraio 1662. davanti alla folla che gremiva la vasta sala costruita da Vi-varani, solo pochi amatori prestarono attenzione alla bellissima musica, che si perdette nel frastuono delle macchine e delle conversazioni. Certo, gl’intrighi di Lulli, che anche questa volta trionfò come autore dei balletti, dovettero avere una parte non piccola nello scacco di Cavalli. Troppo stava a cuore al fiorentino di sbarazzarsi prontamente d’un rivale d’una statura artistica così superiore alla sua, e col quale non avrebbe mai potuto competere sul terreno del rada- li* — o»pH.