onc:a.o alle loro .poglie di ri.orgere per com­battere, le notti radiose che allargano IU Ra. venna il loro fresco respiro auisterebbero Il du la quale ttroce zuffa senza voci, alzata per definire un rancore non sopito ancora, in questa epica e .anguinosa oontesa del mondo. M i coperchi ed i fianchi delle urne pallide lono ben aaldi contro ogni evasione di tali spi­riti furibondi. Essi portano ecolpiti la palma e l'agnello, la croce e le ghirlande gloriose, e pe­unti .aggravano contro alle pareti che li am­mantano d·ombra. Umida e piena di pace ,'in­nalza una vecchia chiesa da un lato. Dall'altro, tutto candido e raccolto nella 8ua gloria, il tem­pietto di Dante si leva. Questo tempietto povero e ignudo nelle .ue linee senza grandezza è quello che -più che ogni altro .imulacro ed ogni altra memoria ­.antifica )a città imperiale. Si spande da esso come un soffio di religione e di purezza che IOr­pali i monti e le terre per portare ovunque il nome d'h lia riluoni la voce aacra ed ammoni­trice del Poeta divino. come innalU.Ì alla umile loglia di que­Ito sepolcro, il mio cuore aveva tanto tremato di commoz.ione e di aro rrimento. La tomba di ÌI­aiHo, ,UI coUe di POIillipo. m'av measo nel .anaue una infinita pace, quella del Petrarca m'aveva concesso una serenità quasi lieta: il dolore tito di fronte al marmo che nasconde i desolati ti di Giacomo Leopardi, a 'eva avuto nel mio pirito altre origini d'accoramento e di reverente fra.temità. Quì invece lo gomento -n­