Lt orìgini del melodramma 13 lineava minuziosamente ogni frase, ogni inflessione, ogni parola. L'idcn della durata, dell'immobilità era caratterizzata dall’arresto d'una voce; i sospiri si esalavano in pause del discorso melodico; le carezze amoroso si snodavano in ghirlande di Boriti contrappunti. Questi artifici madrigalistici non tardarono a jienetrnre nelle vecchie forme della musica polifonica (mottetto, messa, canzone francese, ecc.), e finirono por costituire un vasto repertorio di procedimenti convenzionali, a cui tutti i compositori attinsero largamente. Concepito dapprima nei modi chiesastici tradizionali da Willaert ed Arcadelt, il madrigale è tratto dalla liberti» della sua condotta generale e dalle sue intenzioni pittoresche e descrittive ad accogliere l’impiego di note alterate, che portarono a tentare modulazioni fino allora sconosciute, preparando l’avvento delle tonalità moderne e delle cadenze armoniche. E se Gesualdo da Venosa, accumulando passaggi alterati e artifici modulatori in continue sovrapposizioni, non mostra vero senso della tonalità moderna, ma si rivela piut-tosto unicamente preoccupato dal proposito di sorprendere, di meravigliare, di stupire, (proposito ohe diverrà il tratto essenziale dell'estetica barocca in ciò che ha «li più affettato e caduco), Loca Marenzio, Cipriano di Kore, Mirala Vicentino e. piò tardi, Claudio Monteverdi applicano il genere cromatico con vero senno di artistica espressività; e il Vicentino, nel suo trattato de L’Antica Mwiica ridotta alla Moderna pratica (155A), si oppone al rigido tradizionalismo di Zarlino. facendo intravedere nuove strade, percorse in seguito appunto dal genio di Monteverdi. ljctterariamente il madrigale è un piccolo componimento |Kietico che svolge un concetto ingegnoso o un pensiero galante; quasi sempre opera di circostanza, contrassegnata dalla raffinatezza elegante e manierata delle Corti rinascimentali. atta ad appagare il gusto d'una società che si compiaceva dei suoi giuochi di spirito. Materia abituale della lirica madrigalesca è il vasto repellono del petrarchismo e quello piò vivo e spigliato delle canzoni e canzonette, degli strambotti e rispetti d'amore, senza nulla di epico, a modo della ballata scozzese o della romanza spagnola, con accenti c intonazioni spesso affini alla satira e al cinismo della novella borghese. È una lirica non piò intellettuale e riflessiva come quella dei |>oeti anteriori, e neppure di pura forma come