La musica strumentale e religiosa 371 nalità stilistica. Ma, al tempo stesso, egli si rende conto che, in materia religiosa, per costruire su basi incrollabili il nuovo edificio, bisogna utilizzare materiali consacrati da una vetustà venerabile. Perciò egli non taglia completamente l’antica foresta della lirica spirituale, ma lascia sussistere i vecchi tronchi, innestandovi nuovi virgulti. È appunto per non essersi similmente ricongiunta alle radici della poesia medievale, che la riforma calvinista non potè che adottare il Salterio, senza riuscire a produrre una poesia spirituale francese segnata da una sua impronta. Dalla seconda metà del secolo XVI alla fine del XVII, i lirici tedeschi consacrano tutte le energie inventrici della loro ispirazione nella poesia popolare. La Germania attraversa allora il periodo nefasto della guerra dei trent’anni. Mentre la cultura italiana ha acquistato fino dal trecento un irradiamento universale, rischiarante di fulgida luce tutti i popoli vogliosi di apprendere e di progredire; mentre la Francia va creandosi una letteratura nazionale, sostenuta e incoraggiata dalla Corte che ne fa specchio e ornamento alla sua potenza crescente, in Germania si assiste all’ultimo sfacelo dell’impero, il cui smembramento in piccoli principati, cominciato nel medioevo, è accompagnato dall’oscurarsi della coscienza nazionale e dal venir meno di quel sentimento collettivo dell’anima della razza, che solo può produrre un grande movimento letterario, segnato dall’impronta ideale di tutto un popolo. Le piccole Corti, che verso la fine del settecento dovevano rappresentare una parte così importante nello sviluppo letterario ed artistico del popolo tedesco, dimostrano nel seicento un’assenza completa d’interessi spirituali e culturali. Sola forza interiore veramente attiva, solo focolare di energie che il collasso generale non avesse illanguidito ed affiocchito, era la religione, a cui le pubbliche calamità avevano fornito un nuovo alimento. Lo spirito, oppresso dalle avversità, respinto dal mondo, si rifugiava spontaneamente in Dio. La poesia diveniva invocazione e preghiera. Sotto l’influsso del misticismo e della tendenza didascalica, tutta propria della mentalità tedesca, che vi si era introdotta, la poesia spirituale rischiava di smarrirsi fra le nebbie di un soggettivismo, incompatibile con le esigenze di un’arte destinata alle pratiche del culto. Il merito di Paolo Gerhardt (1607-1676), il maggior poeta