xinianeaime o maari -e perchè ne -JlUi Ilalimno), e che pereiò è anche prova del pochis­simo seniO di responsabilità e opportunità poli­tica nostra -è anche, per me, la più bella di­moatraxione che lo 'stato italiano non potrà mai sere in antitesi essenziale con la nazione, cioè che dovrà essere sempre liberale, italiano e non tedesco o austriaco, europeo e non balcanico. E ciò fa assai piacere, anche se Salvemini e Prezzolini facciano spessissimo stizza o ad. Ma dire ch'essi sono più serbi ch4 italiani, mi pare un naturale sfogo o una sciocchezza. Tutto sta a sapersi valere anche di esal. Le posizioni franche sono sempre una forza in mano della po­litica. Non c'è forse, per esempio, argomento più convincente, per dimostrare ai nostri futuri sud­diti slavi che noi li tratteremo bene, che questo: i primi ad insorgere contro un cattivo trattamento fatto a loro non sarebbero esai, a più duro ba­stone avvezzi, ma gl'italiani stesa i , che al 8010 pensiero di questa possibilità non dOmlono le loro notti. Questi incubi, un po' farneticanti di alcuni ita­liani, sono dunque una delle migliori garanzie -più efficace certamente di quelle stabilite dai trattati, anche se reciproci -che i serbi possono avere per il buon trattamento d.ei loro fratel­lastri e cugini croati e aloveni che saranno com­preso entro i confini italiani; mentre noi vice­versa, non troviamo gararutia di nessuna specie verso gl'italiani, che, caso mai, saranno inglo­bati nella grand.e Serbia. Un Prezzolini serbo ha ancora da nascere: e la Macedonia e rAlbania anneeae alla Serbia dànno un p•• naa.r •.