L'opera in Germania 351 cisti italiani, anziché spronare i tedeschi a iniziare una energica reazione mirante a rivendicare i diritti ed i compiti dell’arte nazionale, a perseguirne gl’ideali, a consolidarne i caratteri, li traeva a portare la loro emulazione sul terreno della stessa arte italiana, di cui adottavano forme e procedimenti, tentando di combattere gli avversari con le stesse loro armi, senz’avvedcrsi dell’inevitabile naufragio a cui, seguendo questa via, avrebbero tratto l’autonomia artistica della nazione. Per vedere fino a qual segno la moda dell’italianismo aveva fatto breccia nel gusto del pubblico tedesco e nelle consuetudini teatrali dell’epoca, basta por mente al quadro che Johann Kuhnau, predecessore di Bach alla Thomasschule di Lipsia, traccia della vita musicale del tempo in un suo curioso romanzo dal titolo: Der Musikalische Quak-Salber (Il Ciarlatano Musicale). In esso scorgiamo come non fossero soltanto i principi e la borghesia a proteggere e propagare il gusto e il costume dell’opera italiana, ma altresì il popolo, sul quale i virtuosi italiani esercitavano lo stesso fascino che avvinceva e soggiogava le classi più elevate della società. Quando i protagonisti del romanzo di Kuhnau s’arrestano in un albergo di campagna per offrire le loro esibizioni canore agli artigiani e ai contadini dei villaggi, ottengono il medesimo entusiastico consenso che li aveva accompagnati di città in città, salutati dagli applausi dei ricchi mercanti. Si comprende quindi come il generoso tentativo, perpetrato dai cittadini di Amburgo per salvare l’arte nazionale e fondare un teatro in lingua tedesca, fosse a priori condannato all’insuccesso, non trovando nell’anima nazionale e popolare quella rispondenza d’entusiastico consentimento che, ancora un secolo dopo, Mozart non riusciva a risvegliare, e che Weber e Wagner non dovevano suscitare che a prezzo di lunghe lotte e di sforzi tenaci; ciò che, per altro, non può in alcun modo scemare la simpatia che merita la nobile iniziativa degli amburghesi, solleciti dei destini artistici della patria. La situazione privilegiata di Amburgo, che le devastazioni, altrove cagionate dalla guerra dei trent’anni, avevano in parte risparmiato, predisponevano la grande città anseatica a farsi iniziatrice di un’impresa teatrale, il cui successo finanziario sembrava essere garantito dalla popolazione nu-