462 Condizioni della musica nel restante delV Europa Flamand# di Van Elewick; Giacomo Lafosse, organista della cattedrale di Anversa fino al 1721, pnò essere pure additato, sebbene la sua attività fosse in prevalenza rivolta alla tastiera sacra. Ma la famiglia che diede il maggior contributo alla musica clavicembalistica fiamminga è quella dei Fiocco, originaria del Veneto, ma trasferitasi nel Belgio. In un inventario generale della musica, appartenente alla chiesa parrocchiale di Udenarde, redatto intorno al 1734 e pubblicato da Vander Straeten, si trovano citati dieci libri di composizioni di Fiocco padre, e otto del figlio Giuseppe Ettore. Fiocco padre può verosimilmente identificarsi con Pietro Antonio Fiocco (Venezia, 1655), maestro di cappella nella chiesa di Notre-Dame du Sablon a Bruxelles. Fu altresì fino dal 1696 vicemaestro di Corte, e nel 1712 ricevette la nomina di maestro effettivo. Dei due figli, di cui ci resta memoria, l’uno, il citato Giuseppe Ettore (1690-1760), era nel 1729 vice-maestro alla Corte di Bruxelles, mentre suo fratello Gian-Giuseppe veniva quasi contemporaneamente insignito del titolo ufficiale. Forse per questo, Ettore credette opportuno emigrare in cerca di migliori fortune, e soltanto alcuni anni appresso fece ritorno a Bruxelles, dove nel 1737 occupò la carica d’organista nella cattedrale di S. Gu-dule. Una sua raccolta, pubblicata con frontespizio elegante: « à Bruxelles, chez Jean-Laurent-Rafft », s’intitola : « Pièces « de clavecin dedàées à son Altesse monseigneur le duc d’Arem-« berg, ecc... Composées par Joseph Hector Fiocco, Maître « de musique de l’Eglise cathédrale d’Anvers... cydevant Vice-« Maître de la chapelle royale de Bruxelles; Oeuvre Pre-« mier ». Sembra essere apparsa la prima volta fra il 1730 e il ’37. I titoli pittoreschi dei singoli pezzi : « l’Angloise, l’Harmonieuse, la Plaintive, ecc.) richiamano la maniera cou-periniana, che si trova altresì nella tendenza al descrittivo, nell’abbondanza ornamentale, nel taglio dei pezzi, nella concezione elegante e finemente lavorata. Non mancano in queste composizioni indizi d’altri influssi, fra cui quello scarlat-tiano, che però non dà luogo alle ardue difficoltà tecniche onde tanto si compiace il grande clavicembalista italiano.