MI La Camerata fiortritma e Claudio Monte verdi v unenti fino allora sconosciuti o ùmidamente impiegati. La munirà non aveva «»presso fino allora che due o tre passioni, tra le quali non orano nè la collera, nè il furore, nè in generale i movimenti impetuosi doU'nniino, gli slanci incontenibili del cuore. Per colmar«1 questa lacuna Monteverdi indaga lungamente, cercando l'espressione più esatta di questi stati interiori in saggi lirici prima di tentare la loro applicarono al dramma. Questo nuovo campo di esperienza ci è offerto nei suoi Madrigali (tuerrieri e Amorosi (1U38), nei «piali introduce un ritm«> nuovo ch'egli chiama « concitato », «• «love non segue altra regola che lo studio diretto della vita tl). Orchestra, voce, tutto diviene melodia, « cantar che nell'anima si sente ». Non si tratta già d’una combinazione di elementi per aè stessi insignificanti e di cui soltanto l’insiem«1 risulterei)!)«' efficacemente espressivo. Voci e strumenti si sposano in un solo concerto alto e sereno, componendo una sola lingua dell'anima, una lingua in cui trema, anelli, spasima. delira tutto ciò elle palpita e freme nell'amore e nel dolore, tuffo ciò «die urge nel cuore «I ascende nel |x-nsicro dell'umanità. I pe«lagoghi gridano allo scandalo. Usai non sentouo che un miscuglio caotico di suoni, una dis«-ordanza di voci, uno strepito disarmonico, urtanti1, insopportabile. Questi canta uu movimento rapido, quegli un movimento lento; una voce va all'acuto, l’altra va al grave, una terza non è nè grave nè acuta; una. pntuuncia le sillabe lentamente; un'altra, le proferisce in fretta: l’Artusi ne è costernato. Come può lo spirito raccapezzami in qual 'disordine? Egli non scorge la ragione superiore che regola e presiede a quella discorde concordanza e pronuncia scongiuri, denunciando a gran voce la profanazione sacrilega e chiamando ignoranza la sa- (1) Dilli prrltiwr ai IfodrtQmtmrri td Amtnri. libro Tilt. IU« : « dìodi di pidió al dirla Taaao romo porta rko ««primo «m o*m « proprio«* ri naiuralrcu ron la saa oratioor qa«Oe pa—inoi. «ho loado « a rolor drorriror» ri ritrovai la daarrluk»« rko (a «lai combattimento « d| Turmli rom Clorinda por bavor lo lo dar pernioni eeatrarie da « r.Mpttrrr in vanto «'. avrra rio* produrrà X mono ri Fanno 161-4 fattoio < panria adiro a muti tori do la Nob etti di VraMia. te aaa nob «tanta « «MI* Illa «ir. rt Ero. .Hi» li orniamo *laa»ni«o Cavad "or priaripaK M ao « romandi do la Sonate. Rop di primi, «t mio paniratar padroao H « pari lai protrttoro. fa ron moho applaiuo uroltato H iodato *.