L'opera in Germania 367 dello Sturm und Drang, eternandovi, in pari tempo, il dramma delle loro anime esaltate dalla passione, accese dalla fiamma, che metteva nei cuori di quei cavalieri dell’ideale un torrido e torbido fermento d’ebbrietà e di morte. Allora la musica acquistò una potenza nuova, un fascino prima ignorato, fu il linguaggio da tutti invocato e magnificato del sogno e del mistero, dell’amore e del dolore; allora la Germania si trovò spiritualmente e culturalmente pronta a crearsi un dramma musicale conforme ai miti, alle tradizioni, alle leggende del suo popolo, all’anima religiosa e all’evoluzione spirituale della razza. In quell’ora decisiva della sua storia, non poteva mancare alla Germania il genio sintetico, versatile, universale che, riassumendo le concordi aspirazioni dei sinfonisti e dei poeti, ponesse mano ad innalzare l’edificio di quel dramma musicale, verso il quale s’erano appuntati per due secoli gli sforzi di parecchie generazioni di musicisti. Questo artista epitomatore fu Riccardo Wagner. La sua opera, sintesi gigantesca dell’estetica, della moralità e della religiosità del romanticismo, ha dato alla Germania un teatro paragonabile soltanto a quello dei greci, ma con in più la potenza d’irraggiamento che gli proviene da un linguaggio musicale, sconosciuto agli antichi poeti dell’Ellade. Come il masso che rotolando a valle diviene valanga, così l’opera wagneriana raccoglie in se innumerevoli filoni culturali che, trasfigurati in bellezza, splendono per l’eternità.