L’opera in Germania punto in quel periodo vi occupava la carica di Kapellmeister e che lo iniziò specialmente allo stile francese. Nel 1693 Keiser diede a Wolfenbiittel la sua prima opera, Basilius, che ottenne un grande successo e, approfittando dell’esperienza di Kusser, assimilò le forme melodiche, di cui Stef-fani aveva dato esempio nelle sue opere e nei suoi mirabili duetti da camera, e i procedimenti della declamazione lui-lista. Dal 1697, Keiser fece rappresentare ad Amburgo un gran numero di opere, per la maggior parte composte su parole del poeta Postel, e rivelanti la duplice influenza di Lulli e Steffani. Fra esse si possono menzionare: Giano (1698), composto per festeggiare la pace di Ryswick, e Porno»« (1702), affine per la comicità vivace e spiritosa all'opera napoletana. Furono questi gli anni più fortunati della carriera di Keiser, divenuto Kapellmeister del teatro di Amburgo e riconosciuto senza contrasti come il maggiore esponente del melodramma tedesco; e furono anche gli anni più gloriosi dell’opera amburghese, alle cui rappresentazioni affluivano spettatori da ogni parte della Germania. La musica era in pieno flore nella città, e gli ambasciatori stranieri che vi dimoravano, solevano offrire concerti, spiegandovi un fasto principesco. In questo ambiente di feste sontuose, Keiser prese a condurre la vita d’un gran signore, prodigo e dissipato. Nel 1705, dopo la morte di Schott, egli volle assumere la direzione amministrativa del teatro, ma in capo a quattro anni dilapidò i fondi destinati al suo funzionamento, portando l’impresa allo sfacelo. Queste traversie non valsero tuttavia a scemare il getto copioso della sua vena che, stimolata dall’emulazione destata in lui dall’apparizione delle prime opere di Haendel, zampillò in quel periodo con inesausta dovizia, dando origine ad alcune delle sue migliori opere, come il Claudius, primo esempio di opera tedesca in cui il libretto alterna parole tedesche e italiane, riaprendo così la porta all’italianismo, che con tanti sforzi si era voluto bandire. L’Octavia (1705) e VAlni ira (1706) furono composte per rivaleggiare con ì’Almira e il Nerone di Haendel, il quale, dal canto suo, non sdegnò d’introdurre in opere posteriori alcune arie del suo competitore, riproducendole quasi testualmente. Il libretto dell’Octavta, per quanto d’una semplicità che