G. lì. Lutti e. lo iluppo ulteriore deW opera 27» osservanza del ritmo, comunicando all’esecuzione un nerbo vigoroso, a cui andavano congiunte una delicatezza raffinata di sfumature e una perfetta eguaglianza nelle figurazioni rapide. Misura, esattezza, vivacità, finezza : tali sono i requisiti «•he i contemporanei s’accordano nel riconoscere alla musica di Lulli e al suo modo d’interpretarla; requisiti perfettamente conformi allo spirito francese del XVII secolo, intellettuale, razionalista, analitico, amante dell’ordine e della chiarezza, portato naturalmente ad appagarsi e compiacersi di un’nrte che offre all'orecchio e all'intelligenza il godimento d’una bella imitazione del linguaggio parlato, d’una declamazione esatta che non fa concessioni al virtuosismo canoro, e pone l’essenzialità del suo pregio estetico nella misura c nella verità. Prendendo le mosse dal balletto di Corte e dalla commedia-balletto, Lulli assegna nelle sue opere un posto importante agli intermezzi ed ai balletti, cosi conformi al gusto francese, e se talvolta esclude ogni elemento comico, come in Atys, facendo dell’opera una pura tragedia musicale, le danze vi hanno però sempre larga parte, e la tragedia stessa non è mai spinta agli estremi della violenza e del terrore, ma si mantiene nell’ambito psicologico della galanteria cortigiana e della sentimentalità romanzesca, aggirandosi in una cerehia di concetti convenzionali, analizzati in forma oratoria, con ricercata sottigliezza di gradazioni e di sfumature. A ragione afferma il Prunières che Lulli dovette trarre largamente profitto dallo studio delle partiture di molte fra le più celebri opere italiane, come la Galatea di Vittori, la Catena d’Adone di D. Mazzocchi, YErminia tu1 Giordano di M. Rossi, che dovevano circolare nell’ambiente per la maggior parte italiano o italianeggiente, in cui Lulli trascorse i primi trent’anni della sua vita parigina. Nella sua qualità di so-vraintendente della musica reale, egli aveva libero accesso alla biblioteca regia e poteva leggervi le opere che vi si trovavano. Ma sarebbero bastati i libretti deH’abate Buti a fornire a Lulli il modello del melodramma quale si coltivava a Roma verso il 1630. Questi libretti, ebe associano l’elemento coreografico all’azione drammatica, ci danno la chiave dell’estetica lullista. Da essi Lulli trac altresì il modello dei prologhi allegorici, conservatila nell'opera francese fino a