1 Hi Ìai musini ¿trameni ale in Italia bili por trasparenza, equilibrio e plasticità di lince. L'abbondanza e la coerenza degli sviluppi preludono all’nrte, ampliata e consolidata della seconda metà del settecento. Ricongiungendo Bassa ni a G. B. Vitali, si può chiaramente scorgere il progresso della forma. In Bassani i diversi tempi, talvolta costituiti d’un solo tema, tal’altra da due, rivelano un senso già assai vivo di ciò che dev’essere l’organismo unitario della sonata c della sinfonia. 11 tema proposto sale dalla tonica alla dominante, attraverso un’idea episodica che lo rinforza, lo anima e lo sostiene. Qui la composizione, terminato il suo primo periodo, inizia il secondo, che ci riconduce alla tonica con procedimento simmetrico, dividendo nettamente il tempo in due parti, secondo il piano della forma binaria che sarà adottato da Domenico Scarlatti. Dalla composizione di Bassani, il formalismo derivante dalla lunga pratica contrappuntistica e che, in Vitali appare ancora visibilissimo, sparisce quasi interamente. L'artista guarda più addentro in sè stesso, esplora la propria coscienza, esprime i fantasmi del suo mondo interiore; e se questo mondo è idillico ed elegiaco, cioè più incline all’inte-nerimento sentimentale e al dolce cantare che alle forti passioni e alle gagliarde aspirazioni, ciò non preclude e non pregiudica la sua schiettezza e sincerità. Giuseppe Torelli (Verona, 1650-8 febbraio 1709, Bologna) si stabilì a Bologna nel 1684, anno della sua nomina a menibni dell’Accademia Filarmonica. Nel 1686 entrò a far parto dell'orchestra della chiesa di S. Petronio come suonatore di viola, posto che tenne fino al 1694. Nel 1695 si recò a Vienna per farvi eseguire un suo oratòrio. Di qui passò ad Anshach dove nel 1698 divenne maestro di cappella del Malgravio. Tornato a Vienna nel 1699, rientrò successivamente a Bologna nel 1701, dove fu riammesso nell'orchestra di S. Petronio, occupandovi questa volta uno dei primi posti. Per varie ragioni Torelli deve considerarsi come appartenente alla scuola di Bologna per la lunga dimora ch’egli fece io questa città dove svolse la [«irte più feconda della sua attività creatrice, per l'insegnamento che ri ricevette da Jacopo Berti, per il posto che occupò in S. Petronio. Le sonate di Torelli a 3 strumenti (due riolini e violoncello eoi basto continuo; Bologna. Micbelrtti. 1695) sono divise in vari tempi brevi, di solito cinque o sei. La forma ri è bi-