404 La musica strutnentale e religiosa sua bella voce, gli offrì una pensione perchè si recasse a Venezia alla scuola di Giovanni Gabrieli. Schütz, pur non avendo ancora acquistata coscienza della sua vera vocazione, accettò l’offerta, felice di poter passare qualche tempo in una città che esercitava sull’immaginazione di tutti gli stranieri, specie se cultori e dilettanti di musica, un fascino irresistibile. L’attrazione dei musicisti tedeschi e danesi verso Venezia, oltre che dalla presenza nella città delle lagune d’un maestro della fama di Giovanni Gabrieli, era anche dovuta in buona parte alla tolleranza e longanimità del popolo veneziano verso i protestanti. Se le classi meno istruite, mettendo in un sol fascio turchi e luterani, potevano mostrare qualche prevenzione ostile contro gli eretici, i patrizi e i ricchi commercianti, segnatamente nel periodo in cui la Curia Romana tenne la Repubblica sotto la pena dell’interdetto (1605-1607), accoglievano di buon grado gli avversari della potestà pontificia. Da Venezia Paolo Sarpi, che vi aveva cercato rifugio, poteva liberamente negoziare con gli emissari dei principi tedeschi, che gli offrivano il loro appoggio e la loro protezione. Non v’erano altre città cattoliche dove i calvinisti e i luterani potessero trovarsi così pienamente a loro agio, a condizione, ben inteso, che non tentassero di turbare quella tranquillità e sicurezza pubblica che il governo della Repubblica procurava loro e su cui non era disposto a transigere. Nessun ambiente poteva dunque riuscire più favorevole allo sviluppo della personalità d’un artista, assecondato esteriormente dalle condizioni generali della vita, intimamente favorito dallo splendido fiorire di tutte le arti, e segnata-mente della musica, innalzata a tanto rigoglio dal genio dei maestri e dalla magnificenza dei mezzi e degli apparati sonori che si spiegavano nelle cerimonie del culto e nelle feste, celebranti i fasti e le glorie guerriere e marinare. Da Gabrieli, Schütz non apprese soltanto la tecnica del contrappunto, ma anche le risorse offerte dal nuovo stile recitativo e dalla musica strumentale. Primi frutti di questo tirocinio furono: una raccolta di madrigali (1611) i1), uu (*) I testi di questi madrigali sono ricavati da fonti italiane: sei dal Pastor Fido del Chiarini, dieci da Cr. B. Marino, uno da Alessandro