La Camerata fiorentina » Claudio MonUvttdi 09 ilei popolo veneziano. Una di tali solennità aveva luogo il giorno di Pasqua, quando il Doge si recava con gran pompa alla chiesta di 8. Marco, poi a quella di S. Zaccaria. In questa circostanza Monteverdi detterà del 21 aprile 1618) scri-veva una meaita cantata e mottetti per tutto il giorno. Quella medesima lettera parla della cerimonia fastosa che aveva luogo il giorno della Seiuta ( l'A.occlusione) in cui Venezia marinara celebrava l'affermazione più solenne della sua potenza. In questo giorno il Doge con tutta la Signorìa gettava dal Muchi toro fulgido, nel porto del lido, l’anello d’oro in mare, esclamando : « mare, noi ti »poniamo in segno del nostro vero e perpetuo dominio ». Tuonavano le artiglierìe, echeggiavano clangori di fanfare, squillavano festosamente tutte le cam|Mtne di Venezia e delle isole; la laguna era tutta navi pavesate, gondole inghirlandate. Il popolo, foltissimo, gridava: «viva S. Marco» (l). Nessun altro ambiente avrebbe potuto essere più favorevole di questo allo sviluppo delle intime tendenze del genio monteverdiano e aH’esplinuaone piena e integrale della sua personalità. Monteverdi non è un erudito che, in base a criteri più o meno esatti di classiche restaurazioni e d’investigazioni archeologiche, vada cercando di stabilii« un accordo preciso e minuzioso fra la musica e la parola, ma è un coloriste della famiglia dei Gabrieli e di Tiziano; è un’anima ricca, fervida, appassionata che anela ad esprimere il suo intuno dramma, più che a seguire scrupolosamente i dettagli • le inflessioni della parola; è un uomo che ha gioito e «offerto nella vita e nel sogno, nella realtà e nell'ideale prima di cantare la gioia e il dolore. Per lui la musica non è nè un calcolo di aapienti combinazioni, nè un diletto meramente aensuale, o un elegante ornamento, come genendinente era intesa ne) Kinaseimento; essa è il mezzo più efficace e polente onde esprimere tatto ciò che freme ed urge nel cuore umano. A Venezia la creazione monteverdiana ai attua su un triplice piano: la awicn rehgwta, il madngalt e il dramma starnale. »') P» sdTAamaiM» M 17*7 riw pm r*Jum» *«*» «U r»««n» Mi mon roto tompo topo a Baciata» fa ano tei trtMM, isTsaari «lare* l'ora, ariimo 4i Xs»»lii» 8* — Capri