La musica strumentale e religiosa 379 ripetuto. Mentre l’arte di Pachelbel inizia Bach alla tradizione più austera dello stile contrappuntistico, contribuendo in misura cospicua a rinforzare e consolidare il suo formidabile magistero costruttivo, quello di Bòhm gli offre l’esempio d’una esuberante dovizia coloristica e d’una fantasiosa agilità e fluidità inventiva, che allarga i suoi orizzonti interiori, svelandogli il segreto d’una suggestiva traduzione delle immagini contenute nei testi poetici. Tra i fondatori dello stile organistico tedesco vanno pure menzionati Kerll e Muffat. Johann-Kaspar Kerll, o Kherl, nato a Adorf, alta Sassonia, nel 1627, morto a Monaco il 13 febbraio 1693, ebbe fama grandissima presso i contemporanei quale compositore e virtuoso. Dopo aver iniziato i suoi studi a Vienna con G. Valentini, maestro alla Corte imperiale, fu inviato da Ferdinando III a Roma dove si perfezionò con Frescobaldi e Carissimi. Tornato a Vienna, vi fu insignito di onori e di cariche dall’Elettore Palatino e da quello di Baviera. Nel 1677 divenne maestro della chiesa viennese di S. Stefano e, dal 1680 al ’92, della Corte imperiale. Si possiedono di lui toccate e suites per clavicembalo o organo, e molta musica vocale. Nelle sue opere persistono tracce di scolasticismo e di fiamminghismo, e si palesano quelle tendenze descrittive che contemporaneamente vedemmo affermarsi nella fioritura sonora dei clavieembalisti di Luigi XIV. Georg Muffat (1645?-1704) fu organista a Strasburgo e godette la protezione di Leopoldo I, che ne agevolò la carriera di virtuoso. Il suo stile risulta da una molteplicità di elementi, derivanti da diverse fonti. Nelle sue toccate sono impiegate tutte le formule convenzionali della tecnica organistica : successioni d’accordi, passaggi rapidi, procedimenti imitativi, stile fugato, abbellimenti, ecc., dimostrando un eclettismo di tendenze in cui manca la nota unificatrice d’una forte personalità. L’arte organistica di Bach trae largo profitto da quella di tutti i suoi predecessori. Durante tutta la vita, Bach non si stancò di copiare pazientemente le opere dei compositori italiani e tedeschi; e fu per essersi inchinato rispettosamente davanti alla loro sapienza che il suo genio, nutrito di tante linfe, potè levarsi e spaziare in regioni inaccesse. In questo campo, come in tutti quelli a cui si estende la sua produ-