La Camerata fiorentina « Claudio MonUverdi 4A Corte granducale e dove morì nel 1618. Figura moralmente ignobile (*), ma artista intelligente « ben dotato, aveva ricevuto un'istruzione molto incompleta, che tuttavia potò integrare ed ampliare nel colto ambiente di casa Bardi. Essendosi reso conto che la musica vocale, qualunque ne fosse il valore, non poteva suscitare nell'uditore emozione alcuna so le parole erano reso incomprensibili dagli intricati viluppi del canto |>olifonico e degli artifici contrappuntistici, pensò di escogitare una maniera di canto che consentisse, in certo modo, di parlare in musica: «quasi in armonia favellare >, attenendosi « a quella maniera cotanto lodata orre alcuni madrigali non più in istile polifonico, ma ad una sola voce accompagnata da un istrumento, e li fece sentire nelle riunioni della camerata ottenendovi grande successo. In seguito, desiderando avere una conferma dell’efficacia del nuovo metodo di canto da lui praticato, ni recò a Roma per sottoporre quei primi saggi al giudizio dei musicisti e degli amatori mittenti in quella città; e l'esito che vi ottenne non fece che confermarlo nelle sue convinzioni, dandogli piena confidenza in nò stesso. Tornato a Firenze, music«» versi polimctrì del Chiabrera sforzandosi di tradurre il sen-o preciso delle parole, si da intensificarne l'espressione. Egli non sopprmwe interamente gii ornamenti, dei quali aveva potuto sperimentare l'effetto nella sua qualità di cantore, ma si preoccupò sopra tutto della intelligibilità del discorso poetico, die gli appariva waere lo scopo precipuo della riforma vagheggiata : « alla buona (•) Fa Uupiirsu» ia ut rncK» arrr»lara a*Ua «uh tm la parto M *!#4alorr «mora 4» Talari*. mmrtii 4i FMn 4*' M«4>n. aaaara sa-«marnata BanutHo A minori, il qwal* rftdò a Csrriai aaa Mirra par lai. C'anial l'apm» * la casarca* al Oraa l>ara dia. 4'arrnc4o «al fra Mh. darla» di arridrrr Elraaora a. raadatiala la aaa »iUa prraaa Fi