I precedenti delVopera francete 258 monte perchè le sue musiche di danza avevano già un'impronta nettamente francese ed erano raramente interpretate da artisti italiani. Mazzarino non volle tuttavia rinunciare a un altro tentativo in favore dell'opera italiana, approfittando degli avvenimenti che gliene fornivano un’oeca-sione favorevole. Il trattato di Parigi, firmato da Mazzarino e Pimantel il 9 giugno 1659, aveva posto le basi su cui cinque mesi piò tardi doveva concludersi la pace dei Pirenei. Il cardinale era sicuro della vittoria; e mentre a Madrid si discuteva ancora sul progetto di matrimonio tra l’infanta e Luigi XIV, egli si preoccupava delle feste che avrebbero dovuto solennizzare li grande evento. A tale scopo, cominciò con l’ordinare all'abate Buti un libretto d’opera; scrisse ai suoi corrispondenti di Roma, Torino, Firenze, Venezia, Vienna, incaricandoli di reclutare musicisti, cantanti, e macchinisti, e invitò il compositore Francesco Cavalli a recarsi a Parigi per scrivere l’opera di circostanza. Ma una grave difficoltà s’opponeva all’attuazione di questo progetto, quella del locale adatto alle magnificenze sceniche vagheggiate dal cardinale. La sala del palazzo reale era troppo piccola e deteriorata; quella del Petit Bourbon stava per essere demolita- Era dunque indispensabile costruire un nuovo teatro, degno deU’opera e della circostanza. Mazzarino si mise in cerca dell’architetto, e fermò la sua scelta sul famoso Gaspare Vigarani, nato nel 1588 e giunto a Parigi nel giugno del 1659 coi suoi due figli Carlo e Lodovico, entrambi espertissimi nell’invenzione dei meccanismi scenici. Vigarani, che nel 1651 aveva costruito per incarico del duca di Mantova una magnifica sala di spettacoli e nel ’54 aveva tracciato i piani del teatro ducale di Modena, rendendosi illustre in tutta Italia con la costruzione di molti altri edifici, era l’uomo piò adatto all’intento perseguito dal Mazzarino. In quanto a Cavalli, dopo aver inviata una lettera in cui declinava l’incarico offertogli adducendo specialmente motivi di salute, ricevette dall’abate Buti offerte cosi vantaggiose da indurlo repentinamente a partire, mettendo da parte tutti gli obblighi che lo legavano a Venezia e pagando un forte indennizzo al direttore del teatro S. Cassiano. col quale si era contrattualmente impegnato di fornire un'opera all'anno e di dirigerla personalmente. Ottenuto il congedo dalla