O. B. Lulli e lo »viluppo ulteriore deW opera 277 dendo la sanzione della legge a tntte le sue iniziative e giungendo fino a nominarlo suo consigliere segreto, sebbene la Corte ne fosse scandalizzata. Quando Lulli mori, il 22 marzo 1687, poteva senza iattanza chiamarsi il sovrano della musica francese. Le sue esequie furono solenni e, secondo il suo desiderio, fu deposto nella ehiesa dei Petits Pères, dove Maddalena gli fece innalzare un sontuoso mausoleo sormontato dal suo busto. § n. Lo scopo principale che Lulli si prefìgge nelle sue opere è di riprodurre esattamente la declamazione tragica dei grandi attori del secolo XVII, che ponevano ogni loro studio nella scrupolosa osservanza della prosodia. Istintivamente egli applica alla lingua francese il recitativo instaurato dai Aorentini della camerata, proprio nel momento in cui questo recitativo veniva soppiantato in Italia dal prevalere del bel canto, della melodia vocale, svolgente«! in larghe volute, fiorite di abbellimenti. Nel recitativo di Lulli, non solo troviamo costantemente applicata la regola in virtù della quale l’accento tonico della parola coincide invariabilmente col tempo forte, ma troviamo altresì costantemente segnato un arresto sulla cesura del verso e un altro sulla rima, con simmetria uniforme e inalterabile. Ne risulta un senso d’intollerabile monotonia. Nessuno potrebbe oggi sopportare l’audizione integrale di un’opera di Lulli; e non si riesce davvero a concepire come Boileau potesse attribuire alla manica di Lulli una capacità di suggestione e di perturbazione pari a quella che noi riconosciamo a Wagner e a Strauss ('). (*) Par toi-mime bisntòt conduite à Vspèra, de quel air pen*e tu que Ut »mini* verrà d'un »pestarle eneManleur fa pompe armeni****, e** da**«», re* kJro* è r#4» lururieu*e. eniendra re* dieroure m Vamour tetti remUani*, ce* doueereux Renoud*. ee* intensi* Roland* ; tauro d’eux qn’à Vamour, comm* «« seui dieu tu prime on doit immole r toui, fusq’A fa rertu mima, quon ns so u rati trop Ut ss lmis*er eufUmm*r; quon n’a re^u du eiel un caeur que pour aim*r; 18* — Capri