438 L’opera in Inghilterra $ IL Henry Pureell nacque a Westminster (Londra) nel 1658. Suo padre, gentleman della cappella reale e maestro di cori nell’abazia di Westminster, morì quando il piccolo Enrico aveva appena toccata l’età di 6 anni (11 agosto 1664), lasciando la madre e i tre figli nelle maggiori strettezze. Per buona sorte la famiglia fu aiutata da uno zio, che raccomandò il secondogenito Enrico alla generosità del fervido ed alacre capitano Cooke, il quale lo fece entrare nella cappella reale, da lui diretta con zelo e fervore, e convertita in una scuola efficacissima, dove si formarono musicisti eccellenti, quali Michel Wise, Pelham Humphrey, John Blow. Pureell potè apprendere qui i principi di un’ottima declamazione e d’uno stile religioso precipuamente monodico. Nel 1672, dopo la morte di Cooke, egli passò sotto la guida del suo condiscepolo anziano Pelham Humphrey, completando in seguito la sua educazione con John Blow, che lo distolse da una troppo pedissequa imitazione dello stile francese e gli venne frequentemente in aiuto nelle difficoltà materiali. Per suo mezzo Pureell riuscì ad ottenere un posto di copista nell’abazia di Westminster, posto ch’egli tenne fino al 1678, trovandovi una fonte di varia e copiosa cultura musicale. Nel frattempo egli strinse relazione con le maggiori personalità del mondo letterario : Dryden, Shadwell, Aphra Behn, componendo per i drammi di questi poeti la sua prima musica da scena. Nel 1678 per il shakesperiano Timone d’Atene compose alcune arie sovraccariche di vocalizzi alla Stradella. Nel 1680 Blow gli cedette il posto d’organista a Westminster da lui occupato; e, due anni più tardi, Pureell ottenne funzioni analoghe nella cappella reale. L’opera principale di questo periodo è Dido and Ae-neas (1688-’89), in tre atti, la sola ch’egli abbia interamente musicata e che ci sia stata conservata nella sua integrità. L’azione non è del tutto insignificante. L’orchestra, ridottissima, si compone di due violini, viola e clavicembalo. Alcune arie hanno una intensità di concentrazione e un vigore tragico di accenti che fa pensare a Bach. La sua ispirazione si rivela franca, nuda, incisiva, talvolta d’una rudezza pri-