Diffusione e trasformazione dei melodramma 120 mento un minuetto diviso in duo parti ben ritmate, ciascuna con ritornello). Il sentimento drammatico si affievolisce alquanto nelle arie di quest’epoca, fra le quali abbondano le arie da concerto e le pastorali. Le migliori opere di questo periodo sono: La Satira (1690), Pirro e Demetrio (1694). Nel periodo seguente, che va dal 1702 al 1707, Scarlatti compone cantate ed oratóri per Roma, ed opere per il teatro di Pratolino. Le cantate e gli oratóri rivelano l’influsso dell’ambiente musicale romano e specialmente di Gorelli. La disciplina imposta ria queste composizioni, scritte per un pubblico scelto e raffinato, dovette certo ipovare al progresso di Scarlatti anche nel dominio dell’opera. Nel fiore più maturo dell’età e dell’indegno egli raggiunse verosimilmente una cima elevatissima d’ideal perfezione. Sfortunatamente le opere scritte per il teatro mediceo sono perdute e non ci restano più che le sue lettere al Duca di Toscana, interessanti per la conoscenza del suo modo di comporre e per la interpretazione delle sue opere. Esse ei rivelano altresi come il più grande musicista del tempo fosse sottomesso, non solo al principe suo protettore, ma al suo librettista, il mediocris-simo Stampiglia. Da tali lettere risulta pure chiaramente l'alto concetto che Scarlatti aveva del dramma musicale. La sola opera che valga a darri un’idea, davvero altissima, di questa fané dell'evoluzione spirituale e stilistica scar-lattiana, è il Mitridate Eupatori, rappresentato al teatro 8. Giovanni Crisostomo di Venezia nel 1707. Il poema del conte Girolamo Frigimelica Roberti »’ispira »IV Elei tra d’Eu-ripide, levandosi molto al di sopra del comune livello della librettistica del tempo. Le situazioni sono ben delincate, i caratteri efficacemente tratteggiati, l’intonazione generale della manca vi assume una grandezza classica che ci consente di tracciare una linea d’unione fra quest’opera e l'Orfeo di Glock, mentre alcune pagine fanno pensare all’intensità meditativa di Bach. Haendel risentì profondamente l'influsso di questo capolavoro so* riatti* no, di cui non fu compreso l’alto valore che attingeva le sfere più eccelsa della bellezza umana e universale. Nel secondo periodo napoletano (1708-1718) Scarlatti approfondisce sempre più il suo senso drammatico e sviluppa quello orchestrale. Nel Tigrata* (1715) vi è una piccola orchestra di corni ed oboi, e nel Ciro una marcia religiosa che 9. — Capti.