ISA La mugica »aera in Italia nel secolo XVII tecniche Hot »noi predecessori fiamminghi, vi appose un suggello idealo incorruttibile, creando un modello d’arte sacra, rimasto insuperato. La polifonia palestriniana, nel suo perfetto equilibrio, nel suo mirabile contemperamento di soave dolcezza e d’austera maestà, d’interiorità fremente e di magnificenza architettonica, di intimo raccoglimento e di eloquenza grandiosa, racchiude ed esprìme l'anima del eattoli-ctsmo in ciò che ha di più puro, di più alto, di più universale; ne compendia le aspirazioni, ne esalta i trionfi, ne traduce le alterne confessioni d’amore e di dolore, di timore e di speranza, di trepido sbigottimento dinanzi al mistero o d'ascendente ed esultante gaudio, fissando l’intimo palpito dell’anima umana sublimata dalla fede in serena armonia di forma, in pura luce d’espressione. Qualunque fosse la forza inventrice dei prosecutori di l’alestrina e la capacità di rinnovamento e di fecondazione del secolo XVII, non era possibile oltrepassare questo termine. Polestrina, come tutti i più grandi creatori, aveva interamente esaurite lo possibilità esplicative insite nelle premesse stilistiche della sua arte; aveva portato a stupenda maturità il frutto del suo spirito, plasmando lo strumento più perfetto ohe la fede religiosa, atteggiata e configurata net riti e nei simboli del cattolicismo, potesse crearsi. Ai successori non restavano che due vie: o farsi ripetitori e imitatori delle formule |>alcstriniane, stagnando nell’accade-mismo e nello scolasticismo ed esteriorizzando l’intimo spirito di quella grande arte nella retorica delle proporzioni e degli apparati tecnici, come sempre fanno gli epigoni; ovvero bàttere altra strada e cercare nuove forme e nuovi mezzi d’espressione. Entrambe queste vie furono percorse dalla musica sarra italiana del seicento; la quale, se non può gareggiare con quella del secolo precedente, nè per intimo afflato creativo, nè per altezza d'ispirazione, nè per purezza di forme, occupa tuttavia un punto assai ragguardevole e sep|>c anche crearsi modi estrinsecativi adeguati alte mutate esigenze del gusto e della sensibilità. Il seicento fu il secolo del melodramma; il secolo in cui, all’augusta impersonalità dello stile polifonico, si sostituì il linguaggio diretto cd immediato delle passioni; alla imper-turhata serenità della fede, succedette un’arte che affermava i diritti del cuore e si faceva specchio di tutti i tumulti in-