270 G. fi. Lulli e lo »viluppo ulteriore delTopera Artisticamente vi è ehi, come Romani Rollami, non è lungi dal proclamarlo nn genio; e chi, eome il Combarieu, lo considera poco più d’un accorto mestierante che ha saputo acquistarsi fama, dissimulando i suoi plagi sotto una vernice di apparente novità, privo affatto d’ogni qualità che gli conferisca un titolo di vera grandezza. Questi eccessi apologetici o denigratori, queste alternative d'iperboliche esaltazioni e d’implacabili requisitorie ci avvertono subito che ci troviamo di fronte a un uomo non comune, di quelli che diffìcilmente si possono considerare con occhio pacato, senza cedere alla simpatia o all’avversione, all'ammirazione o alla malevolenza. Se non si può ammettere ciò che asserisce J. J. Rousseau, che: « M. Rameau « est certainement, du còti de l’esprit et de l’intelligencc, fort € a u-dessous de Lully », non bisogna neppure dare soverchio peso alla taccia di ciarlataneria contenuta nei versi velenosi di Boileau: en e ain, par sa grimace, un buffon ndieux d table nou» fati rire et divertii nos yetuc; les òons tnols onl besoin de farine et de plàlre, prenet-le téle à téle, òtez-lui son Ihéàtre, ce iiVal plus qu'un coeur bas, u» coquin lèntbreux, son visage essugé ri Vi più» rien que d’affreux. Lulli non fu soltanto compositore, ma anche un direttore d'orchestra e un organizzatore che seppe imporre la sua ferrea disciplina; una natura energica, volitiva, inflessibile, die non ha mai indietreggiato dinanzi a nessun ostacolo, innalzando a regola suprema di vita la massima machiavellica che consiglia all’uomo, una volta che s’è proposto un dato fine, di saper adottare anrhe i mezzi più adatti a realizzarlo, se non vorrà oscillare e pencolare |>er tutta la vita nella incertezza e nella indeterminazione. Si comprende come con un tale carattere Lulli abbia do vuto ferire innumerevoli amor propri, provocare rancori, offendere suscettibilità, ledere interessi, ostacolare ambizioni, accendendo intorno a aè quelln vampata d'odio che ne ha circonfusi la figura, come il riverbero lingueggiante d’una luce sulfurea, senza tuttavia potergli togliere la palma del trionfo; giacché egli ottenne tutto quanto aveva desiderato: