388 La musica strumentale e religiosa pre più il luogo alla libera invenzione. Ognuno dei tempi della suite s’individualizza nettamente, assumendo una diversa configurazione ritmica e un proprio contenuto melodico. Si conserva però sempre l’unità tonale che riunisce tutti i tempi in un tutto omogeneo. Al principio del secolo XVII i clavicembalisti tedeschi hanno già superato la fase della mera trascrizione e coloritura dei temi di danza. Essi conoscono le opere dei virgina-listi inglesi, maestri della variazione, di Sweelinck, contrappuntista e colorista, e dei compositori italiani, modello all’Europa del tempo. Sulla traccia luminosa di tali esempi, i tedeschi apprendono l’arte dello sviluppo e della costruzione multipla, che conferisce al discorso strumentale vigore ed efficacia, saldandone i nessi e trasfondendovi il palpito circo-lativo d’una organica fusione e continuità di vita. Le canzoni sono ancora numerose nelle raccolte (1607) di Schmid junior, Woltz (1617), Adam Steigleder (1627) e Simon Lohet (1617), che dal più al meno imitano tutti i maestri della scuola veneziana. Hans Leo Hassler (1564-1612), allievo di A. Gabrieli (1584), costruisce i suoi ricercari sul tipo di quelli del maestro, valendosi di parecchi temi giustapposti e successivamente sviluppati. Talvolta la concezione monotematica si fa strada sul politematismo, col prevalere di un’idea che genera episodi coerentemente articolati e svolti secondo le esigenze insite alla struttura del nucleo germinale. Christian Erbach (1570-1635) imita gli stessi modelli; e lo stesso fa il suo allievo Johann Klemm nella sua Tàbulatura Italica (1631), dove l’autore persegue finalità didattiche. Egli presenta le sue fughe nell’ordine dei dodici toni, disponendone tre per ogni tono, uno a due, la seconda a tre, l’ultima della triade a quattro voci. Nella stessa cerchia di mezzi tecnici si aggirano Johann Ulrich Steigleder e Johann Erasmus Kindermann (1616-1655), entrambi epigoni degli italiani, mentre Samuel Scheidt, già menzionato tra gli organisti, nelle due prime parti della citata Tàbulatura Nova che sole offrono qualche elemento al clavicembalo (*), malgrado i suoi propositi di reazione allo stile (*) Variationes aliquot psalmorum, fantasiarum, cantilenarum, pas-samezzo et canonem; Fugarum, -psalmorum, cantionum et echus, toccata, variationes, ecc.