«2	fra Camerata fiorentina e- Claudio Montnrrdi
d’elevazione. L’intima s«>rgeiite della sua creazione non fu <-s*iccatn, ma indefinitamente arrieehita e potenziata; il dolore diede alla sua ispirazione un impoto incontenibile di elevamento e di sublimazione. L’arte fu la sua confidente, la sua consolatrice. Il lavoro assiduo fu il farmaco migliore che potesse lenire la sua sofferenza. Al tennine di quel periodo febbrile d'attività si trovò esausto ma guarito, riconciliato col mondo e con la vita, pronto a nuove battaglie e a nuove conquiste.
   Il 28 maggio 1(>08 fu rappresentata VArianna davanti a una folla immensa, e il successo fu anche più clamoroso di quello MV Orfeo. Di quell'opera, composta nel |>oriodo più doloroso della vita del grande musicista, non resta che il celebre lamento che ci mostra a quale sublimazione sapesse assurgere la sua anima ispirata dal dolore. Velia profondità di questa musica trema veramente il pianto per un immenso bene perduto, ma composto in una austera serenità di mestizia, in un'accorata soavità d’implorazione e di preghiera. Si sente l'impero d'una forza che argina la piena torrenziale delle energie interiori, imponendo a tutti i tumulti e gli scatenamenti passionali il freno disciplinatore e infallibile dell’arte. Dalle note di questo canto emerge un'affascinazione magica che ci attira in un fondo ove l'anima si perde; da esse sorge quel senso ineffabile «lei prodigioso che giace nascosto in ogni grande spirito di poeta. Ij» tragedia, trasfigurata. acquista la serena compostezza d'una scultura antica. È una musica che ha l'intensità dei più bei frammenti leopardiani e dove il suono si fa immateriale come il chiaroscuro di Leonardo.
   Protagonista dell’opera doveva essere la famosa Cateri-nuccia Martinelli, detta Montanina, celebre per la sua bellezza non meno che per la sua voce e per la sua arte squisita; ma durante il carnevale ma fu colpita da una malattia che la trasse in pochi giorni al sepolcro. Allora Monteverdi si rivolse a Virginia Andreini, detta la Fiorinda. |>er una interpretazione «la lei fatta della commedia la Fiori mia di suo marito, 0. B. Andreini. L'Acnimmi fu provata per sei mesi. Monteverdi si occupò |>crsom>lmcnte d'ogni più piccolo particolare scenico e interpretativo. Le »oc lettere rivelano in lui una rara competenza nel giudicare i pregi e le caratteristiche del Ir- voci, e nn senso vivissimo dHlVffctto teatrale ch’egli si studia di ottenere con tutti i mezzi.