Condizioni della musica nel restante deli Europa 461 l’arte delle combinazioni sonore, preparando il terreno su cui la polifonia cinquecentesca, fatta esperta di tutti gli artifici e gli espedienti che rendono possibile la produzione simultanea di vari disegni e l’intreccio chiaro ed euritmico di molteplici linee melodiche espressive e indipendenti, per quanto intimamente collegate e ordinate con logica evidenza, raccolse alcuni tra i più bei fiori della lirica multivoca, sacra e profana. Nè l’opera dei musicisti fiamminghi si limitò a quest’ufficio di precursori, ma seppe altresì levarsi a grandi altezze e produrre in Orlando di Lasso il musicista più versatile ed enciclopedico che il cinquecento abbia visto nascere. Ma al popolo fiammingo possiamo altresì riconoscere qualche titolo di benemerenza per eiò che concerne il nostro assunto. Il liuto fu coltivato nei Paesi Bassi dalla fine del XV secolo. Liutisti olandesi e belgi si trasferirono in Inghilterra, dove troviamo i nomi di Matthew Weldre, di Pietro e Filippo Van Wilder, e di altri tra gli addetti alla musica reale. Le prime tavolature appaiono a cominciare dal 1545 e mettono in rilievo l’attività di Pietro Phaleys o Phalèse, che pubblica raccolte contenenti musiche di liutisti fiamminghi e d’altri paesi, tra le quali primeggia l’Hortus ilusarum (1552--’53), a cui seguì nel 1559 il libro di liuto del fiammingo J. Matelart. Vivo successo riportò Emanuel Adriansen o Hadrianus, originario di Anversa, col suo Novum Pratum musicum (1584). Le pubblicazioni liutistiche continuarono nei primi decenni del secolo XVII. Dal 1601 al 1616 Van den Hove pubblica tre tavolature, l’ultima delle quali, recante il titolo di Praeludia Testudinis, racchiude composizioni di notevole ampiezza. A quest’epoca l’influenza del virginale è vivamente sentita dai liutisti fiamminghi, come possiamo constatare dal Luytboek di Johann Thysius, liutista olandese vissuto al principio del seicento, dove s’incontrano molti spunti melodici derivanti dal Fitzwittiam Virginal Book. Il poeta fiammingo Van den Busche chiama il liuto « compagno fedele dei suoi pensieri »; e Nicolas Grudius, autore delle Delitiae poe-tarum belgicorum celebra il liutista Barbe-Hache. Anche l’arte clavicembalistica ebbe nelle Fiandre rappresentanti eminenti. Pietro de Paep, o Paepen, offre saggi di qualche interesse, pubblicati nella raccolta dei Anciens Clavecimstes