Diffusione a tra&forinazione del melodramma 125 Fago, Sarro, Alessandro Scarlatti. Ma è assai poco probabile che Scarlatti abbia approfittato dell’insegnamento di Provenzale, avendo trascorso la sua prima giovinezza nell’Italia settentrionale ed essendosi artisticamente maturato nell’arabiente romano. Certo è invece che Provenzale ebbe rapporti coi Filippini dell’Oratorio, com’è provato dall’esistenza d’un certo numero di j>ezzi sacri di sua composizioni-nell’archivio masicale degli stessi. Scarsissimi sono i documenti sulla produzione profana di questo compositore. Oltre le note opere Slellidaura Vendicala e II Schiavo di sua moglie, non si conoscono di lui che poche cantate a voce sola : due in possesso del Conservatorio Verdi di Milano, menzionate dallo Eitner; sette appartenenti alla biblioteca del Conservatorio in S. Pietro a Maiella di Napoli. Spogliato dell’aureola quasi leggendaria di cui l’ha circonfuso il Kolland, Provenzale non si stacca dai contemporanei per alcun carattere di assoluta originalità e non effettua innovazioni sostanziali nelle forme comunemente usate, presentando la consueta alternanza di lirica appassionata e di atteggiamenti convenzionali che si ritrova in tutti i compositori dell’epoca. La sua forma preferita è l’aria; ma egli ai mostra incerto nel plasmarne la struttura, e anche nell’armonia oscilla fra vecchio e nuovo. Musicista eccezionalmente dovizioso, d una fecondità paragonabile a quella di Bach e di Ilaendel e innovatore efficacissimo in ogni campo ddl’esprensione musicale, fu invece Alessandro Scarlatti. Se, come recentemente si è dimostrato, non dev'cmergli attribuita l’invenzione dell’aria col da capo, che spetta a Certi, fu tuttavia lui che la sviluppò e ne fece uno dei fondamenti dell'opera, e fu lui del pari che stabili una determinata architettura della ouverture, trasformando il piano di Lulli che poneva un tempo vivo fra due movimenti lenti, in un ordine piò razionale, che fa dell’adagio la parte centrale, preceduta c seguita da due allegri, ciò che conferisce maggior efficacia alla struttura generale della composizione. Fu ancora lui che trasformò il recitativo secco in recitativo obbligato, cioè in recitativo con accompagnamento orchestrale, intensificando l’espressione drammatica e consolidando l’unità dell'opera; fu lui che diede alla compagine orchestrale del melodramma quella cnmpooizionc di dementi e quell’ordine strutturale che conservò con pochi*-