Pre/astone XI gioia e della frivolezza. Si è adattata al carattere di tutti i popoli e di tutti i tempi; e quando si conosce profondamente la sua storia e si sono studiate e vagliate le diverse forme ch’essa ha preso nell’evoluzione sociale, non ci si meraviglia che gli estetici abbiano potuto dare di quest'arte le definizioni più contradittorie e apparentemente inconciliabili. La musica i stata, infatti, volta a volta definita un’architettura in movimento e una psicologia poetica; un’arte tutta plastica e formale, ovvero un'arte di pura interiorità. Gli uni hanno riposto l’essenza della musica nella melodia, gli altri nell’armonia; e tutte queste definizioni contengono un aspetto di verità; tutte sono relativamente esatte, purché esse rendano ricondotte dalla sfera degli astratti teorizzamenti a giudizi concreti e circostanziati, valevoli per un gruppo di fatti, per un’ora della storia. La musica i stata prevalentemente architettonica nei secoli XV e XVI, presso i popoli franco-fiamminghi; i stata disegno, linea, melodia, bellezza plastica presso gl’italiani del sei e settecento, portali da un innato istinto di razza e da esigenze insopprimibili di cultura e di tradizione a porre al di sopra d’ogni altro pregio la venustà formale, la bellezza organica ed euritmica dell’espressione ; i poesia intima, effusione lirica, meditazione filosofica presso t popoli tedeschi, inclini alla riflessione interiore. La munco s’i adattata a tutte le condizioni della società, rispecchiandole in si. È stala un’arte galante nella Francia di Francesco I e di Carlo IX; un’arte di fede e di combattimento con la riforma luterana; un'attestazione di fasto orgoglioso e di magnificenza regale con litigi XIV; un’esibizione di eleganze preziose e raffinate, spiritose e sensuali durante il settecento; e, all'appressarsi della rivoluzione « del romanticismo, i divenuta interprete del risveglio liberatore, voce eloquente e prorompente del sentimento • della passione, e ha trovato forme, accenti, modi adeguali a tradurre lo spirito delle società democratiche, uscite dall’ardente crogiuolo rivoluzionario, cori come dianzi aveva espresso il sentimento e la sensibilità delle società aristocratiche e feudali. L’interesse che questi cicU evolutivi attraversati dalla musica possono offrire anche per un tettore sprovvisto di speciali cognizioni tecniche, quando siano illustrati e tratteggiati senza ermeticità di linguaggio, con Punico intendi-