350 L'opera in Germania Fu soltanto nel 1700 che si diedero a Berlino rappresentazioni d’opera in lingua italiana e tedesca. Nel 1701 Federico I, Re di Prussia, fece rappresentare alla sua Corte La Festa dell’imeneo con musica di Ariosti, e nel 1703 il Poli-femo di Bononcini. Sotto il regno di Federico Guglielmo I (1713-1740), la musica fu bandita con gli articoli di lusso, per riapparire col Re, flautista, Federico II, che impose con tirannico despotismo al pubblico della capitale prussiana un’assoluta egemonia della musica italiana, ch’egli prediligeva, facendo del suo gusto personale la legge inderogabile a cui tutti dovevano inchinarsi, con una osservanza disciplinare non meno rigida di quella che governava il suo esercito. Ad Hannover l’opera fu inaugurata nel 1689 con l’Hen-rico Leone, di Steffani, il quale fece altresì rappresentare le sue opere a Brunswick, dove nel 1691 s’aprì un teatro che, dopo «ver accolto alternativamente compositori tedeschi ed italiani, alla metà del secolo XVIII si consacrò interamente a questi ultimi. A Stuttgart, focolare artistico della Germania del sud, il recitativo e l’aria furono introdotti, fra il 1698 e il 1704, da Kusser che vi organizzò le prime rappresentazioni di melodrammi. In seguito la Corte del Wurtenberg fu illustrata dalla forte personalità di Jommelli che, nominato primo maestro di cappella nel 1754, compose per il teatro di Stuttgart alcune opere, che si scostano alquanto dalla consuetudine italiana per la maggiore importanza da lui attribuita all’elaborazione armonica e per la densità degli accompagnamenti orchestrali; tratti che rivelano l'influsso del nascente sinfonismo tedesco e che il Burney, nel suo italianismo unilaterale e un po’ angusto, additava come sintomi di decadenza, mentre oggi appaiono quasi segni annunziatori della concezione gluckiana del dramma musicale, che stava per sostituirsi a quella metastasiana, ormai esaurita in tutte le sue possibilità di sviluppo e prossima a tramontare. Vi furono naturalmente delle tappe nei progressi dell’italianismo in Germania. Da principio lo spirito nazionale non si lasciò sconfiggere senza qualche conato di resistenza e, pur dovendo cedere aH’orientamento generale, mostrò qua e là qualche residuo d’originalità e d’indipendenza. Ma in breve volger d’anni l’infiltrazione dell’elemento straniero permeò tutti gli strati sociali. Il favore di cui godevano i musi-