La Camerata fiorentina e Claudio Monlei'rnii 75 assistere alle prove. Negli ultimi anni deve anche curare la messa in scena delle sue opere teatrali. In quattro anni si allestiscono a Venezia l'Adone, Le Notte di Enea, IMrianna e VIncoronazione di Popea, ciò che non gli impedisce di pubblicare nel 1641 (• 74 anni) la voluminosa raccolta della Selva Morale e Spirituale. Fa della musica tre volte la settimana nell’Oratorìo del Primicerio di S. Marco e dà concerti nelle case patrizie; tiene una corrispondenza attiva con varie Corti principesche, alle quali procura cantori e strumentisti; dà lezioni, formando musicisti come F. Cavalli, 0. Rovetta e 0. C. Bianchi. Nell’anno 1627 lo vediamo in aprile intento a musicare gli episodi di Armida c Rinaldo del Tasso e l’opera I.a Finta />atta Licori; poi il torneo Mercurio * Marte e gli intermezzi per la Corte di Parma; in ottobre deve organizzare le feste di Chioggia ordinate dal Senato per festeggiare la vittoria di Lepanto; e, quasi ciò non hastassc, accetta di curare una noova edizione dei madriicali di Areadelt. P. un vero parossismo di creazione. La sua testa è un vulcano in cui ribollono cento idee e si agitano le preoccupazioni piò disparate. Raccomanda un cantante per un dato ruolo; si reca personalmente a Parma per rendersi conto delle dimensioni e dell'acustica della sala dei teatro dove sarà rappresentato il Torneo; stadia effetti »cenici; medita sui problemi dell'arte; escogita invenzioni e trovate in ogni rampo, mostrandosi dotato di un infalbbìle senso del teatro; sembra ignorare i piaceri e i divertimenti. Suo unico svago i l'alchimia, sulla quale non m fa però troppe illusioni, pur mostrandosi lieto d'esser riuscito a calcinare l’oro eoi mercurio. Spesso si reca a Mantova per ragioni d'interesse e per motivi famigliati, come in occasione della morte del suocero Giacomo Cattaneo che l'aveva nominato suo erede. Ma è -opra tutto a Bologna ch'egli si reca di quando in quando, dove è accolto entusiasticamente e «love i suoi figli compiono i loro studi. Verso questi figli egli non cessa di mostrare la piò vigile sollecitudine e prodiga loro le piò tenere cure. Il primo di essi, Francesco, era stato destinato da) padre alla carriera ecclesiastica; ma non essendo riuscito a Monteverdi — come già s’è accennato — di farlo entrare nel Seminario Romano, lo eondass* con sé a Venezia. Massimiliano lo «eguì egualmente; entrambi studia-