180 La mueica strumentale «n Italia è considerevole. La composizione strumentale, che nei primi saggi si ricava dalla canzone « sine textu >, in uso nel secolo XVI, ha acquistato una sua propria individualità e si svolge secondo leggi organiche. Dapprima essa si fonda unicamente sul principio dell’imitazione; un tema proposto da una voce imitato dalle altre è seguito da una breve pausa, dopo la quale un nuovo tema è a sua volta proposto e imitato, e si prosegue così fino al termine della composizione, usando esclusivamente questo procedimento. Ne consegue un'assoluta frammentarietà e inorganicità dell’esposizione tematica, che 1 brevi periodi imitativi bastano appena a saldare. La tonalità risente ancora delle scale arcaiche, e l’insieme appare elementare e primitivo. Verso la metà del seicento, per contrario, la pluralità dei temi, se non del tutto abolita, è almeno razionalmente regolata c distribuita. Nella successione dei tempi, in cui la sonata s’è venuta distinguendo e organando, si ricerca il contrasto dei movimenti nettamente caratterizzati. Di solito i tempi ai succedono in ordine ternario, e ognuno di essi è costituito da due temi e reca il ritornello. Tale appunto è la sonata di G. B. Vitali, ampia e chiara nel discorso melodico, sempre intensamente espressivo, animato dal largo soffio deU’ispirazione. Intorno a Vitali è una cosi copiosa fioritura d'artisti c una tale ricchezza di produzione, da rendere estremamente difficile ogni tentativo d’aggroppamento o anche di mera enumerazione. Nella enorme quantità di sonate e capricci appartenenti a un gran numero d'autori, non è agevole scoprire caratteristiche individuali. La maggior parte di questa musica strumentale ]>ecca d'uniformità. Non dimentichiamo però che questo fatto è comune ad ogni secolo. Le grandi personalità sono sempre rare. È già molto se si possono distinguere le sonate del conte Pirro Capecelli Albergati, appartenente a una famiglia patrizia bolognese e che, sebbene dilettante, deve annoverarsi tra i migliori compositori di musica strumentale del suo tempo, e lasciò un libro di sonate a due violini ed organo e, col titolo di Plettro Armonico, 10 sonate da camera per 2 violini e basso eoo violoncello obbligato; di Carlo Filippo Belisi, che nel 1691 pubblicò a Bologna una raccolta di balletti e correnti per 2 violini e basso continuo, e nel 1700 un libro di sonate a tre; di Cario Antonio Marini, violinista nella chiesa di