La rn unico »frumental* in Italia 176 che, mentre riproduceva esattamente la costituzione del compie®«» corale (soprano, contralto, tenore e basso), anticipava quella del quartetto d’archi (due violini, viola e violoncello). La viola detta t da braccio > prelude al violino, come quella * da gamba » al violoncello. Questi strumenti fanno frequenti apparizioni nella pittura cinquecentesca. Per essi (come già constatammo per il liuto e l’organo) si trascrivevano composizioni vocali; e quando prevalso la consuetudine di aggiunger?* parti strumentali a quelle vocali per raddoppiarle e rafforzarle o, magari, rimpiazzarle, la famiglia delle viole divenne uno dei principali fattori dell'orchestra cinquecentesca. Al principio del seicento nasce una vera letteratura violinistica, che non tarda a propagarsi e a moltiplicarsi in un gran numero di compositori e di opere. La culla di questa nuova arte è l'Italia settentrionale. Brescia, Venezia e, più tardi. Holoicna sono i nwnpori centri della musica violinistica secentesca. Alla fine del secolo XVII Corrili trapianta a Roma il germe fecondo, e eoi prestigio del suo nome e la alacrità del *00 insegnamento, fonda la più gloriosa scuola violinistica che mai sia Must ita. a coi si riallacciano, direttamente o indirettamente, tatti i maggiori artisti del settecento, fino a O. B. Viotti. liunuite questi due aerali, l'Italia tiene per comune consenso il primo posto nell'arte del violino, non solo per l’eccellenza dei componitori e degli esecutori, ma anche per la perizia, rimasta insuperata, dei liutai; cosa tut-t'altro che trascurabile per ciò che concerne lo sviluppo della tecnica; giacché, nelle relazioni pressoché quotidiane tra fabbricanti ed esecutori, i primi trovavano negli artisti una guida sìrara per il perfezionamento dei modelli, mentre i secondi trovavano nell'opera dei liutai un materiale sempre meglio rispondente ai progressi dell'arte. Fu a Brescia e a Cremona che la liuteria raggiunse il suo maggior splendore; a Brescia con Gasparo da Salò. O. P. Maggiori!. Zanetto; a Cremona con gli Amati, i Stradivari e i Guarnen. Questo fervore di vita su un territorio relativamente end limitato, attesta la perennità di un movimento che, se per qualche decennio non mise capo alla formazione di vere e proprie scuole. presentandoci piuttosto l’aspetto d'un vano incrociarsi di scambi e di influenze, non per questo doveva riuscir« meno fi-» ondo di risultati e di orientamenti che, nei loro insieme.